Migranti, Gelarda: “A Palermo un hotspot già esiste, ma il sindaco non si indigna”
“A Palermo un hotspot per l’identificazione dei migranti di fatto già esiste e grava totalmente sulle forze della questura e sul sacrificio dei poliziotti. Basta andare nell’atrio degli uffici della polizia scientifica a San Lorenzo per rendersene conto, con scene da terzo mondo. Ma il sindaco non si indigna visto che si è premurato solo di dichiararsi contrario alla ventilata ipotesi di realizzare un hotspot nel capoluogo, stavolta ufficiale, incompatibile dice il primo cittadino con la nostra storia, prassi e cultura, senza invece preoccuparsi di quello di fatto già esistente. Ma tanto è ben nascosto agli occhi dei palermitani e, quindi, nessuno si lamenta”.
Lo dichiara Igor Gelarda, neo consigliere del Movimento 5 stelle, commentando le parole del sindaco Leoluca Orlando sulla possibilità che si istituisca un hotspot ufficiale nella zona a monte della rotonda di via Oreto per l’identificazione e ricollocazione dei migranti, in un terreno confiscato alla mafia. “Sarebbe una struttura inutile, se non dannosa – dice Gelarda – dove gli extracomunitari resterebbero confinati per chissà quanto tempo. E quindi questa soluzione è assolutamente da scartare”.
Gelarda accende i riflettori sulle storture dell’attuale macchina organizzativa cittadina per l’identificazione dei migranti. “Sbarcati dalle navi, i migranti vengono portati presso l’ufficio della polizia scientifica a San Lorenzo. L’atrio della struttura, un ex pensionato settecentesco, si trasforma così in un vero e proprio hotspot, seppur non ufficiale, almeno per le procedure di identificazione, con condizioni pure peggiori di altri centri già esistenti. I migranti vengono ammassati per terra sotto gazebo inadeguati ad accoglierli – dice Gelarda – specialmente donne e bambini, al caldo in estate e al freddo in inverno. Le condizioni igieniche sono inaccettabili – aggiunge Gelarda – senza la possibilità di lavarsi, né un presidio medico. Tra l’altro, i poliziotti sono costretti a turni lavorativi massacranti anche loro in condizioni igieniche precarie. Al prossimo sbarco – conclude Gelarda – oltre che andare al porto ad accogliere i migranti potrebbe essere utile che il sindaco li segua fino all’ufficio di polizia per rendersi conto che anche quello non è un centro adeguato a gestire questo enorme flusso migratorio”.