ROMA (ITALPRESS) – “Rivedere le politiche di controllo del confine italiano con i Paesi europei vicini”. Lo ha chiesto il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in videoconferenza davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera nel corso di una audizione su sicurezza e immigrazione. Fedriga è intervenuto in merito all’esame del disegno di legge di conversione del decreto 130 del 21 ottobre, quello che ha portato disposizioni urgenti in particolare sul tema dell’immigrazione e della protezione internazionale.
Secondo il presidente del Friuli Venezia Giulia, “dovremmo usare anche le nuove tecnologie, come per esempio i radar notturni, per poter monitorare meglio questi ampi tratti di frontiera”.
In questo momento i confini con la Slovenia sono chiusi per decisione del governo di Lubiana, ha detto Fedriga, “ma il flusso di migranti non si è fermato lungo i 200 chilometri di territorio confinante: se prima gli immigrati irregolari si muovevano percorrendo i sentieri carsici a piedi, ora vengono trasportati a bordo di quattro ruote”.
Il governatore ha poi aggiunto: “Il potenziamento dell’accoglienza diffusa, non solo per i minori non accompagnati, è un altro problema: dai dati che abbiamo sul Friuli Venezia Giulia (aggiornati ad agosto 2020) sono 2997 le persone che sono state accolte, e Trieste emerge come l’area che ne sopporta la maggior incidenza. Quella dei minori stranieri è una questione che va a gravare sulle spese degli enti locali, dato che le risorse per i Comuni non sono sufficienti”.
Per questo il Friuli Venezia Giulia ha investito 2 milioni di euro a cui se ne aggiungono altri 200mila impiegati per spostare i neo-maggiorenni durante l’emergenza sanitaria. Ma “è emersa pure la scarsa propensione al rispetto delle regole di quarantena e isolamento da parte degli immigrati irregolari e non ci sono abbastanza forze in campo per effettuare un serio controllo di chi rientra nell’accoglienza diffusa”.
Secondo quanto riferito da Fedriga, c’erano 545 minori non accompagnati accolti in regione al 30 giugno scorso, di cui la stragrande maggioranza tra i 16 e 17 anni: “Dovremmo anche parlare dell’obbligo d’iscrizione all’anagrafe previsto dal decreto: concedere la carta d’identita’ a chiunque entri nel nostro territorio è un’ulteriore complicazione”.
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