“Vorrei esprimere la piena solidarietà e la convinta adesione politica al progetto che sta portando avanti il ministro Minniti, che merita il consenso non solo dei partiti, ma di tutti gli italiani”.
Commenta così Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, in visita questa mattina a Scicli, la notizia delle possibili dimissioni del ministro dell’Interno a causa di frizioni interne al governo sulla questione dei migranti e della gestione delle navi delle Ong.
Il punto di rottura, scongiurato dalle dichiarazioni arrivate dal Quirinale e da Palazzo Chigi a sostegno dell’operato di Minniti, era arrivato dopo che il 5 agosto due unità della Guardia costiera avevano prelevato in mare dalla nave Prudence di Medici senza frontiere 127 migranti, poi sbarcati a Lampedusa. Come è noto, Medici senza Frontiere non ha firmato il nuovo Codice di condotta per le Ong e non dovrebbe accedere ai porti italiani, che però sono controllate dal ministro Delrio, convinto che l’attracco non possa essere negato.
“Si sta lavorando intensamente al contrasto del racket dell’immigrazione – ha aggiunto Casini – e lo si sta facendo finalmente con una strategia seria: con la collaborazione dei Comuni rivieraschi libici; per mezzo delle nuove regolamentazioni delle Ong e attraverso il supporto che forniamo alla guardia costiera libica per stroncare il traffico di esseri umani. Il ministro Minniti ha fatto il codice per le Ong dopo un’indicazione unanime del Parlamento, votata in Commissione Difesa da maggioranza e opposizione al termine di un’indagine conoscitiva”.
E sul ruolo e l’atteggiamento di alcune Ong il presidente della Commissione Affari esteri del Senato ha dichiarato: “Le Ong in mare fanno un lavoro straordinario, ma non si capisce perché alcune spengano il trasponder nell’imminenza delle operazioni di salvataggio. Serve fare chiarezza e il Governo sta lavorando con determinazione anche su questo.
Fa parte della stessa strategia l’incontro del Ministro Alfano con l’inviato speciale dell’Onu per la Libia. Perché è lì dove vogliamo che l’Onu crei dei centri di accoglienza per i profughi, nel pieno rispetto dei diritti umani”.
E in merito alle prossime elezioni regionali, l’ex presidente della Camera ha precisato: “Per noi serve coerenza. Quella che ci ha portato al governo nazionale con Renzi a sostenere Gentiloni, è la stessa coerenza che vogliamo in Sicilia, con moderati e progressisti a dar vita ad una coalizione per la Sicilia”.
“Sapete che lavoriamo in sintonia con Alfano sia a Roma che in Sicilia. In Sicilia posso citare diverse candidature che vogliamo proporre: Gianpiero D’Alia, ma anche La Via, Misuraca. Le metteremo sul tavolo aperti a quelle che proporranno gli altri, in un progetto organico. Il candidato alla presidenza della Regione Sicilia è troppo importante e arriverà dopo una concertazione, senza imposizioni. Dissensi tra Alfano e Renzi ci sono stati, ma capitano e non si possono trasformare in tempeste. Sarei molto interessato a un progetto Ppe in Italia, magari ci fosse. Ma all’orizzonte non lo vedo: la golden share è in mano a Meloni e Salvini, come si è visto con la candidatura di Musumeci”.
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