PALERMO – Quasi cinque ore di interrogatorio. Tanto è durato il confronto tra il calciatore del Palermo Fabrizio Miccoli e i magistrati di Palermo nell’ambito dell’indagine a carico dello stesso giocatore per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico: avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella – figlio di Antonio, boss del quartiere Kalsa, detto ‘U Scintilluni’, arrestato nel settembre 2011 dopo un periodo di latitanza – di riscuotere una somma di denaro dai gestori di una discoteca di Isola delle Femmine, nel Palermitano, e avrebbe inoltre convinto in titolare di un centro di telefonia a intestare alcune sim a ignari clienti per darle in uso a Lauricella proprio nel periodo in cui il padre di quest’ultimo era ricercato.
Ma ciò che ha fatto indignare di più – tifosi e non – è l’offesa nei cofronti della memoria di Giovanni Falcone, ripetutamente chiamato “fango”. Il numero 10 dei rosanero concluderà in questo modo la sua carriera al Palermo: Maurizio Zamparini, infatti, non gli rinnoverà il contratto.
Durante le circa cinque ore di interrogatorio Fabrizio Miccoli si è difeso, tentando di dare una spiegazione plausibile alle accuse dei pm che lo hanno iscritto nel registro degli indagati per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico. Il giocatore ha cercato di ribattere punto su punto alle contestazioni dei magistrati palermitani. Sul contenuto del lungo interrogatorio i pm non vogliono dire nulla. Nemmeno Miccoli, uscito a testa bassa, ha voluto parlare. Lo farà in conferenza stampa.
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