“Mia moglie sta poco bene” e lo licenziano per giusta causa: vietato dirlo in questo caso | Il tuo datore di lavoro ti fa fuori in mezzo secondo
Il datore di lavoro potrebbe farti fuori in pochissimo tempo. Licenziamento per giusta causa, semplicemente per aver detto che la moglie stava male.
Le questioni di lavoro sono sempre piuttosto anguste per via di una serie di sfaccettature che possono riguardare delle normative che alcuni potrebbero addirittura non conoscere. I lavoratori vengono tutelati dalla normativa, proprio come i capi d’azienda che devono spesso, far fronte, alle richieste di un gran numero di dipendenti.
Alla base di un rapporto di lavoro che soddisfi le parti coinvolte, c’è il rispetto e la fiducia reciproca, anche se, occorre ammettere, che questo è un risultato non sempre semplice da raggiungere. Sono molto più frequenti i casi in cui i due soggetti sembrano cercare il modo per farsi lo sgambetto a vicenda.
Mentre il datore di lavoro vuole il 100% dal proprio dipendente, quest’ultimo cerca il modo di evitare una serie di responsabilità. Questo si traduce, in alcuni casi, in comportamenti che vanno completamente contro a quelli che sono i principi di un buon rapporto di lavoro.
Ovviamente, quando la fiducia tra le parti sembra essere incrinata per sempre, è possibile che si prendano decisioni a dir poco avventate, ma il rischio è che ci si trovi senza occupazione.
Licenziamento e cosa sapere
Le aziende chiedono ai loro dipendenti dei comportamenti che siano rispettosi in termini di onestà nei confronti di coloro che hanno proposto un contratto di lavoro. Ci sono casi in cui, il dipendente abusando della fiducia concessa dal datore di lavoro, mettono in atto azioni che possono portare al licenziamento. Probabilmente è capitato a tutti, almeno una volta, di dire una bugia al proprio datore di lavoro, ma è possibile che questa costi addirittura il posto di lavoro.
A dare indicazioni in merito è la Cassazione con la sua ordinanza n. 30613/2024, che ci parla di legittimità del licenziamento, soprattutto nel caso in cui vi siano importanti violazioni disciplinari che possono rovinare il rapporto di fiducia che si cerca di costruire tra le parti del contratto.
La decisione della Suprema Corte di Cassazione
Ma quindi in merito, cosa ci dice la Corte di Cassazione? Innanzitutto sottolinea come la fiducia sia la pietra miliare del rapporto di fiducia tra il dipendente e il datore di lavoro. Una bugia detta al direttore dell’azienda più essere causa di licenziamento. Ci sono stati casi in cui il capo ha scoperto poi, la bugia detta dal dipendente e oltre a prevedere delle sanzioni, si prevede addirittura il licenziamento.
Il caso specifico vedeva il dipendente rientrare tardi dopo la pausa, senza aver avvisato e allo stesso modo, non essersi presentato a lavoro nel giorno seguente, senza fornire delle spiegazioni. Si tratta di un comportamento che può portare al licenziamento da parte del datore di lavoro, anche considerando il tentativo del dipendente di discolparsi parlando dell’impossibilità di andare a lavoro per accompagnare la moglie a una visita. Quello che il dipendente avrebbe commesso è un abuso di fiducia e una grave violazione degli obblighi, quindi applicando l’art 2119 del c.c. si è provveduto a recesso per giusta causa da parte dell’azienda.