PALERMO (ITALPRESS) – Il lavoro come dignità, il lavoro come reinserimento sociale, il lavoro come consapevolezza di un nuovo sè: un esperimento che il Comune e il Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) portano avanti attraverso il protocollo ‘Mi riscatto per Palermò, che prevede il coinvolgimento di 50 detenuti del carcere Ucciardone in attività di pubblica utilità. Il documento è stato firmato nella sala Onu del Teatro Massimo dal primo cittadino Roberto Lagalla e dal delegato del ministero della Giustizia Carlo Renoldi.
Il protocollo è reso possibile dalla sottoscrizione, avvenuta nel 2018, dell’articolo 20-ter del Codice di ordinamento penitenziario, finalizzato a garantire lo svolgimento di attività socialmente utili come forma alternativa alla pena o in conclusione dell’esperienza detentiva. Una prima intesa era arrivata nel 2019, con l’auspicio dell’allora sindaco Leoluca Orlando che Palermo seguisse altre città italiane che avevano provveduto al coinvolgimento sociale dei detenuti: tuttavia, con l’arrivo della pandemia tali prospettive si erano arenate e solo adesso è stato possibile firmare il documento.
Le prime collocazioni dei cinquanta selezionati all’interno dei servizi comunali arriveranno prima di fine anno, stesso periodo in cui dovrebbe insediarsi il nuovo Garante dei diritti dei detenuti di Palermo, il cui nome verrà svelato da Lagalla nei prossimi giorni. “Con questo protocollo favoriamo la sperimentazione di nuovi modelli di giustizia riparativa e restituiamo alla società ciò che è stato tolto attraverso il delitto commesso – sottolinea il primo cittadino, – Chi ha sbagliato non può rimanere segnato per tutta la vita, altrimenti la pena di morte effettiva si trasforma in pena sociale. Questo documento diventerà un modello di giustizia internazionale: Palermo è da tempo sede di modelli di questo tipo, lo hanno attestato anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con l’attuazione del pool antimafia negli anni ’80”.
Lagalla entra poi nello specifico delle attività in cui saranno coinvolti i detenuti: “Faremo in modo che contribuiscano al decoro urbano, alla salvaguardia del verde, al miglioramento e alla protezione dei luoghi della città. Gli impieghi verranno assegnati in base alla loro vocazione professionale originaria: ridiamo la dignità del lavoro a chi è in espiazione di pena e si prepara a essere reinserito nella società, si spera con atteggiamenti profondamente mutati”.
Gli fa eco l’assessore comunale all’Innovazione Antonella Tirrito, la quale evidenzia come “questi programmi di pubblica utilità metteranno i detenuti al servizio della nostra comunità e daranno loro la dignità che meritano”.
Le attività si svolgeranno su base volontaria e senza retribuzione ma, spiega Renoldi, “in modo da valorizzare la formazione di nuove competenze in vista di un successivo inserimento nel mondo del lavoro. Per chi è stato privato della libertà è un dovere mettersi in gioco”. Il delegato del guardasigilli precisa poi come le persone non saranno scelte arbitrariamente tra tutti i detenuti, ma “in base a una bassa pericolosità penitenziaria e sociale”.
– foto: xd8/Italpress
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