ROMA (ITALPRESS) – “I finanziamenti europei e i piani di rilancio dell’economia” rappresentano per l’Europa “un’occasione unica”, quella di “restare il terzo blocco al vertice della geopolitica internazionale insieme agli Stati Uniti e alla Cina”. Ma “se non andrà così l’Unione europea sarà destinata ad avere un ruolo sempre più marginale”. Lo dice l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, intervistato dal Sole 24 ore sulle sfide per il post pandemia. Secondo Messina, la Ue deve “ritrovare lo slancio per essere un polo di dimensioni globali” per scongiurare il prevalere di “logiche nazionali”, attraverso le quali “neppure i Paesi più forti, come Germania e Francia, ce la faranno a restare competitivi”. In questo processo, spiega, l’Italia rappresenta “uno snodo chiave nel determinare un effettivo successo del programma Next Generation Eu. L’Italia ha tanto terreno da recuperare, ma un futuro dell’Europa senza l’Italia, Paese fondatore, non è immaginabile”. Per l’Italia, “grazie al Next Generation Eu, c’è una opportunità speciale da cogliere, cancellando errori e ritardi”.
“Le risorse disponibili sono ingenti – spiega Messina – sette volte i fondi stanziati dal Piano Marshall.
In più, per quanto riguarda l’Italia, abbiamo leve straordinarie da azionare: le risorse parcheggiate sui conti correnti delle imprese e delle famiglie che, se trasformate almeno parzialmente in investimenti e consumi, possono sommarsi ai finanziamenti europei, moltiplicandone l’impatto”.
Quanto al ruolo delle banche, e di Intesa Sanpaolo in particolare, “stiamo mettendo e metteremo la forza della banca a disposizione per accelerare la ripartenza dell’economia e delle imprese. Da qui al 2026 saremo in grado di attivare erogazioni a medio e lungo termine per oltre 410 miliardi di euro a favore del mondo produttivo e delle famiglie italiane. Questi fondi si aggiungeranno a quelli distribuiti dall’Europa e dal governo”. Un impegno necessario, spiega Messina, perché “lo sviluppo economico e’ il solo modo per rendere sostenibile il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo, arrivato a un livello vertiginoso: il 160 percento”.
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