Messina Denaro: l’ipotesi della sua presenza a Partanna fa saltare rapina in banca
Rapinatori incalliti, organizzati che non si fermavano davanti a nulla, anche a costo di sequestrare indifese vecchiette. Solo Matteo Messina Denaro poteva bloccarli quando tutto era pronto per colpire ancora una volta a Partanna…
di redazione
Partanna (Tp), 7 Mag. – Rapinatori incalliti, organizzati che non si fermavano davanti a nulla, anche a costo di sequestrare indifese vecchiette. Solo Matteo Messina Denaro poteva bloccarli quando tutto era pronto per colpire ancora una volta a Partanna, dove era stato segnalato il superlatitante.
E’ il dettaglio che emerge dalle indagini che hanno portato alla cattura di una banda di rapinatori in azione nel Trapanese.
In carcere sono finiti Giuseppe Bianco, 66 anni, di Santa Ninfa, e Salvatore Lo Bianco, 63 anni, di Palermo; ai domiciliari Mario settimo, 42 anni, di Santa Ninfa, e Giuseppe Mangogna, 45 anni, venezuelano, residente a Castelvetrano.
L’indagine è partita da due tentate rapine a marzo e dicembre 2011, commesse presso la Banca di Credito Cooperativo di Partanna. Nel corso delle numerose intercettazioni intercorse tra gli indagati, interessante appare la conversazione in cui Bianco giustifica il fallimento della rapina di marzo per la presenza di tanti controlli legati, a suo dire, alla eventuale presenza sul posto del superlatitante Messina Denaro. Tutto rinviato, dunque.
Solo il (finora) imprendibile padrino di Castelvetrano poteva fermare la gang che nel febbraio 2012 non ci aveva pensato due volte a sequestrare due anziane di Santa Ninfa.
Sin da subito è emersa la figura di Bianco quale basista dell’organizzazione. In un ovile di Santa Ninfa conservava tutto il necessario per i colpi: divise da postino e da finanziere, placca identificativa della polizia e armi. Era lui a individuare l’obiettivo, indicare il momento adatto e a fornire la logistica necessaria. Lo Bianco, invece, doveva reclutare coloro che erano incaricati di eseguire materialmente le rapine.