L’oro si conferma il bene di rifugio per eccellenza: nel corso della pandemia, si è rivelato prezioso per controbilanciare le situazioni di risk on nei momenti di flessione a livello intermarket, senza contare che ha dimostrato di essere una valida risposta alle incertezze in campo finanziario anche in seguito alla crisi economica che si è registrata a livello europeo negli ultimi anni. Tra i vantaggi dell’oro, infatti, vi è il costante incremento di domanda, che cresce all’aumentare dei problemi geopolitici e alla diffusione della sfiducia nei governi.
Naturalmente, l’oro si rivela un bene vantaggioso anche nei periodi inflattivi. In alcuni momenti storici, infatti, nonostante l’aumento dei prezzi determinato dall’inflazione, è sempre riuscito a mantenere il suo potere di acquisto, al contrario dei titoli azionari, che negli stessi frangenti si sono dimostrati piuttosto svantaggiosi. Un altro aspetto molto interessante è che l’oro, in qualità di bene per sua natura limitato, ha un valore destinato a salire nel tempo, con un effetto che incide, anche in questo caso, soprattutto sulla domanda.
Oggi è possibile investire in oro in modi diversi. Uno dei tanti è quello che prevede il classico acquisto della materia prima sotto forma di lingotti, di monete o gioielli. I lingotti, in particolare, rappresentano la forma privilegiata per conservare l’oro per investimento; sono accompagnati da un numero di serie e depositati all’interno di caveau, e sono ampiamente più convenienti dei gioielli, che a parità di peso hanno un costo di gran lunga maggiore.
Un’ulteriore opzione è invece quella che prevede di comprare oro online tramite trading con i CFD. L’operatività, in questo caso, non richiede il possesso fisico dell’oro, ma sollo l’acquisto di strumenti finanziari derivati -i Contratti per Differenza– tramite i quali acquistare o vendere allo scoperto l’asset e approfittare di qualsiasi movimento al rialzo o al ribasso dei prezzi. Fare trading sull’oro, naturalmente, è molto semplice e implica soltanto l’iscrizione presso un broker autorizzato, previa selezione dell’intermediario che possa offrire il meglio in fatto di costi e funzionalità.
Il trading ha il vantaggio di garantire un’operatività molto veloce -effettuabile ovunque e in pochi semplici click- e di dare accesso alla liquidità senza alcun vincolo. Inoltre, permette un’efficace diversificazione del portafoglio di investimenti, poiché dà la possibilità di operare sia sulla materia prima sia sui fondi ETF. In alternativa, è possibile investire sui titoli delle aziende attive nel settore dell’estrazione mineraria, tuttavia, in questo caso entrano in gioco diversi fattori, come la volatilità della materia prima e la solidità dell’azienda, che possono rendere gli investimenti sensibilmente più delicati.
Naturalmente, le numerose modalità per investire in questa materia prima permettono di rispondere alle esigenze dei diversi risparmiatori, soprattutto alla luce del fatto che l’oro si è rivelato un bene rifugio anche in era Covid: in seguito alla prima ondata dello scorso anno, infatti, spinti dalle tante incertezze poste in essere dall’avvento del Coronavirus, gli investitori hanno continuato a puntare sui beni rassicuranti del passato, un trend che ha spinto i prezzi dell’oro verso livelli record.
Allo stato attuale, è possibile acquistare oro fisico anche attraverso gli istituti bancari, che spesso fanno da intermediari fra privati intenzionati a vendere e risparmiatori determinati ad acquistare.
Tuttavia, è bene precisare che non tutte le banche offrono questa particolare opzione, ma solo quelle autorizzate dalla Banca d’Italia, previa verifica del rispetto di alcuni requisiti. L’alternativa è comprare oro online, ad esempio tramite BullionVault, il servizio che permette di acquistare oro -senza doverlo detenere a casa- pagando una fee annua dello 0,12%.Per quanto concerne invece la normativa italiana, l’unico oro considerato da investimento è quello in lingotti di peso superiore a un grammo o di monete coniate dopo l’800: ai primi, in particolare, è richiesta una purezza del 99,5%, mentre ai secondi almeno del 90%. L’acquisto, naturalmente, è esente IVA, ma nel caso di profitti è prevista un’aliquota del 26% sulla differenza tra valore di acquisto e valore di vendita.
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