di Barbara Giangravè
Palermo, 28 nov. – Entroterra siciliano, seconda metà degli anni ’50 del Novecento: la storia che racconta “Pagate Fratelli”, coraggiosa opera prima del regista Salvatore Bonaffini, potrebbe essere ambientata ovunque in realtà. Perlomeno, nella nostra “bellissima e disgraziata” terra. Ma Bonaffini, che a Mazzarino è nato e cresciuto, ha scavato nelle pieghe più oscure della storia del suo paese e il risultato è un incredibile lungometraggio interamente girato in provincia di Caltanissetta, tra il 2010 e il 2012.
Ieri sera il cinema Fiamma di Palermo ha ospitato l’anteprima al pubblico (si replica oggi, alle 18:30, alle 20:30 e alle 22:30, n.d.r.) mentre nel pomeriggio (sempre di ieri) i giornalisti sono stati invitati dal regista a una proiezione organizzata appositamente per loro.
Meno di due ore per raccontare i fatti, resoconto fedele di un episodio di cronaca degli anni ’50 (appunto), che calamitò l’attenzione dell’opinione pubblica e della stampa nazionale: il processo a carico di quattro frati del convento dei Cappuccini di Mazzarino – accusati di violenza, estorsione e collusione con la malavita – conclusosi con l’eclatante condanna (in cassazione, a Perugia) degli imputati.
Del cast fanno parte: Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano, Orio Scaduto, Salvatore Lazzaro, Benedetto Lo Monaco, Marcello Arnone, Viviana Natale, Alberto Molonia, Alfredo Li Bassi e Salvatore La Mantia.
Il film è il prodotto dell’ostinazione di Bonaffini, che con la sua associazione – Fuori dal recinto – è anche produttore e distributore della pellicola: “Ho provato a chiedere dei finanziamenti, ma ho perso solo tempo. Così, sono andato in banca e ho acceso un mutuo”.
La vicenda è stata ricostruita attraverso le 1200 pagine degli atti del processo, i libri che sono stati scritti al riguardo e i documentari girati da Giovanni Minoli.
Alla prima assoluta, che si è svolta proprio a Mazzarino, uno dei frati del convento ancora in vita ha portato una raccolta di lettere che uno dei suoi confratelli coinvolti nello scandalo e il giudice al quale fu affidato il primo grado di giudizio si scambiarono. “Il magistrato diceva al frate di stare tranquillo, perché tutto sarebbe andato per il verso giusto” ha raccontato il regista. E, infatti, in primo grado, i quattro frati furono tutti assolti.
Fu necessario aspettare dieci anni affinché la Procura della Repubblica di Perugia applicasse correttamente la legge degli uomini e spedisse in galera chi era ancora convinto di “aver agito in stato di necessità” e, forse, di doverne rendere conto solo a Dio.
Tre anni di lavoro e 200mila euro di budget per sfidare i colossi della cinematografia italiana e mostrare che quella indipendente, nonostante qualche sbavatura, è assolutamente in grado di competere con loro. Ma, soprattutto, di fare ciò che gli altri non fanno: ricordare, denunciare.
“Quando ho deciso di portare questa storia sul grande schermo – ha rivelato Bonaffini – in molti mi hanno consigliato di non farlo. Mi hanno detto che diversi dei protagonisti di questa vicenda sono ancora vivi e che mi sarei messo contro molta gente. Io non li ho ascoltati. Anzi, forse proprio perché li ho ascoltati, ho deciso di andare avanti”.
Con lui, al cinema Fiamma, l’intero cast del film. Ogni attore intervenuto ha avuto solo parole di elogio per il regista e per l’ostinazione con cui ha portato avanti il suo progetto. A oggi, “Pagate fratelli” è stato proiettato con successo a Cinisello Balsamo, Reggio Calabria e Vittoria. A Mazzarino che, come abbiamo già detto, è il paese in cui si svolsero i fatti ed è anche stato il set naturale delle riprese, 3500 persone hanno affollato il cinema che Bonaffini ha fatto riaprire per ospitarne l’anteprima.
“Sono molto orgoglioso del mio paese – ha concluso il regista – perché, anche se non apertamente, tutto il paese mi ha dato una mano, dietro le quinte. Hanno creduto in me e nella bontà del mio progetto: riportare alla luce una storia oscura ma emblematica, per certi versi. Spesso i politici fungono da capro espiatorio dei mali dell’Italia. Io penso che siano, molto semplicemente, lo specchio della nostra società. Proprio come tutta la zona grigia protagonista di Pagate Fratelli: dai colletti bianchi fino ai frati Cappuccini, passando per un paese che in parte taceva per paura e in parte si ribellava con grande dignità”.
La stessa dignità che – tra tutti – uno strepitoso Salvatore Lazzaro porta in scena impersonando il maresciallo dei carabinieri che trascina tutti in tribunale: frati e bassa, quanto pericolosa, manovalanza mafiosa.
Buona visione!
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