Matteo Renzi: fiducia ottenuta, governo operativo
Oltre alla giovinezza che è un “benefit” anagrafico, Matteo Renzi è dotato di tante altre qualità che danno al suo carattere un valore aggiunto non comune, che lo rendono dinamico, fattivo e oltremodo pragmatico nell’espletamento delle sue delicate e complesse attività. Con il ricorso alle sue doti migliori, dopo il conferimento dell’incarico per formare il nuovo governo, egli ha messo in atto un”working-progress” di eccezionale portata che gli ha consentito, in pochissimo tempo (meno di una settimana) di mettere su un governo, di farlo “fiduciare” e di renderlo operativo. Come Sindaco di Firenze, egli irrompe con decisione nell’agone politico nell’ambito del suo partito, con il ruolo, per molti dissacrante, di “rottamatore”. Così come ha dato inizio al rinnovamento della classe politica con questa innovatrice strategia che vuole essere il prodromo di un più vasto programma che vede al centro il cambiamento radicale del Paese, allo stesso modo con il passaggio da Palazzo vecchio a Palazzo Chigi, egli si è fatto carico, con coraggio e consapevolezza, dell’enorme impegno di portare il Paese fuori dalla palude.
Detto questo ci si astiene dal fare previsioni e di essere preveggenti, non per eccesso di prudenza, ma perchè bisogna tenere in buon conto le fibrillazioni e gli isterismi della politica che vanno al di là del normale e dell’ordinario con azioni come: la caduta del governo Letta causata da “fuoco amico”. Nell’illustrare ai due rami parlamentari il suo programma Renzi ha annunciato, in tempi brevi, le riforme istituzionali e costituzionali, tagli sul costo del lavoro con la riduzione dell’Irap, il ridimensionamento del cuneo fiscale, il totale pagamento alle imprese dei crediti con lo Stato.
Renzi non avrà vita facile perchè dovrà contrastare un deficit culturale e di qualità della politica che non mancherà di alzare barriere contro la realizzazione delle riforme, in particolare quelle della pubblica amministrazione e della giustizia. Nell’attuale contesto politico egli non si configura come ultima “chance” possibile, ma sopratutto come elemento di discontinuità con la vecchia politica già in “avanzato stato di putrefazione” come detto da Bertinotti. Ha messo su la squadra di governo più giovane della Repubblica ed ha fatto piazza pulita delle classiche e inutili liturgie per concentrarsi sulle cose da fare, e subito ! In perfetta sintonia con il suo carattere che lo induce a comportamenti aperti e leali, come comune cittadino privo di ostentazioni e di supponenza, , con il discorso fatto (a braccio) prima al Senato e poi alla Camera, non ha inteso parlare ai politici, ma ai cittadini come lui che sono i destinatari dei provvedimenti che spera portare a compimento in tempi medio brevi.
Renzi in politica è una novità in assoluto, come lo è Papa Francesco nella Chiesa, se è consentito l’accostamento. Nello svolgimento del suo delicato compito dovrà essere vigile ed attento alle mosse di chi, anche in seno al suo partito, ha voglia di mantenere lo “status quo” delle cose. Sic stantibus rebus (come direbbero i latini), poiché è seriamente minacciato lo stato democratico del Paese, se nella classe politica c’è una residua quantità di orgoglio e di amor-patrio, a questi fondamentali valori si dovrebbe fare ricorso per derubricare gli interessi personali e di partito dalla posizione di centralità a quelle più marginali per non inficiare gli interessi del paese.
Forse tutto questo è utopistico, ma i cittadini hanno il diritto e il dovere di chiederlo con legittima fermezza e senza fare sconti a nessuno.