I 160 voti in più sul quorum previsto per l’elezione del Presidente della Repubblica, nella IV votazione, sono stati per Sergio Mattarella non una vittoria, ma un vero e proprio successo se non un trionfo ! Finalmente la politica, con un sussulto, è riuscita a scuotersi dal torpore per dare un segno ben preciso della sua non più sopita vitalità. La chiave di lettura dell’elezione di Mattarella a capo dello Stato, va al di là del caso specifico per sostanzializzare il fatto, di notevole rilevanza, che sono stati disattesi i “diktat” delle segreterie politiche e dei leaders dei partiti per questo importante evento che, tra i tanti risvolti positivi, il più rimarchevole, per importanza, è quello del riavvicinamento della politica con il paese reale.
A Renzi va il merito di essere stato, nella questione del Quirinale, l’autore di un capolavoro di alta strategia politica. Con la candidatura di Mattarella, sul quale era impossibile avanzare preclusioni e riserve ideologiche perché personaggio di alto profilo morale, politico, culturale e costituzionalista di indiscusso valore; Renzi, oltre a calare la carta vincente sul piano del gradimento da parte di quasi tutti gli schieramenti politici, ha ricompattato il suo partito; ha porato scompiglio nel centro-destra e ha fatto uscire allo scoperto i dissidenti di F.I. (circa quaranta) che, con fare surrettizio, hanno votato per Mattarella. Con questa strategia di pregevole fattura, portata avanti con determinazione e con coraggio, Renzi ha instaurato un nuovo quadro politico più possibilista meno intransigente e che potrebbe rendere il suo percorso istituzionale di leader governativo più praticabile.
Nel contesto di questa nuova favorevole situazione è di meritevole rilevanza, per Renzi, l’ammorbidimento delle posizioni estremiste di Vendola; l’isolamento del movimento Cinque Stelle che continua a subire emorragie di parlamentari e, non ultime, le ambizioni di Salvini segretario della Lega, che mira alla leadership del centro-destra a danno di Berlusconi, in grosse difficoltà, per mantenere in vita il patto del Nazareno. Come leader di F.I. e di aspirante leader del Centro Destra (se riuscirà a ricompattarsi) Berlusconi ha la netta percezione che la rottura del patto del Nazareno farebbe arenare il programma delle riforme. Ma non solo: una dissennata soluzione di questo genere, per vendetta contro Renzi, comprometterebbe, seriamente, la sua posizione di co-protagonista della politica riformista che è fondamentale per la ripresa del prestigio e della economia del paese.
La defezione di F.I. dal patto del Nazareno (che non contemplava la questione del Quirinale) potrebbe indurre la “terza maggioranza” che ha sostenuto Renzi nell’elezione di Mattarella a sostenerlo, ora, nel prosieguo del suo mandato. Altra alternativa possibile e praticabile è quella del ricorso a elezioni anticipate che sarebbero disastrose per il Centro-Destra .
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