Anche prima del voto che ha portato Mattarella al Quirinale il PD deteneva tutte le cariche che interessano ai siciliani: Presidenza della Repubblica, Presidenza del Senato, Presidenza del Consiglio, Presidenza della Regione, Sindaci di Palermo e Catania. Perché se è vero che Orlando si è candidato fuori dal PD, la sua tradizione di democristiano di sinistra (la stessa di Mattarella) e le sue ambizioni per il futuro, lo hanno ricondotto nell’alveo dei democratici.
Sembra passato un secolo da quando la Sicilia era un feudo del centrodestra e, invece, se solo Miccichè non avesse fatto il cavallo di Troia, l’isola sarebbe ancora governata dai berlusconiani. Ma poiché la politica, se vuole fare il suo mestiere, deve lasciare il passato agli storici e guardare al presente e al futuro, cerchiamo di capire come il PD, attraverso una mutazione genetica, sia riuscito ad occupare tutto l’occupabile. La vera rivoluzione non si chiama Crocetta, come ormai tutti i siciliani di buon senso hanno abbondantemente capito, ma Matteo Renzi: il giovane fiorentino, nonostante il suo aspetto da bulletto di periferia e il suo inglese da Americano a Roma, ha un fiuto politico sopraffino e riesce a intuire, prima ancora di capirlo, cosa vuole la gente in un dato momento. Questa sua qualità lo ha portato a sbancare le elezioni europee ed a proporsi come unico leader credibile sulla piazza, oscurando Berlusconi che ormai appare la caricatura imbellettata di se stesso, e giocando a palla con gli altri minileader della sinistra da Bersani, a Civati, da Fassina a Vendola che una volta lo attacca e un’altra sale sul suo carro. Dopo la caduta del muro di Berlino che ha sotterrato il comunismo (parliamo di politica non di filosofia dove Marx ed Engels restano saldi punti di riferimento), Renzi ha destrutturato i concetti di destra e sinistra e il partito della Nazione che dice di voler costruire può imbarcare di tutto, come già sta avvenendo. La scelta di Mattarella è stata un colpo di genio tattico: ha zittito i queruli contestatori della sinistra PD, spiazzando Alfano e Berlusconi, derubricati al ruolo di “polli di Renzi”. La memoria corta degli italiani fa il resto facendo digerire tranquillamente un rottamatore che ripesca un ultrasettantenne che ha attraversato gran parte della Prima Repubblica. Come è possibile tutto ciò? Solo perché Renzi ha scelto una delle poche figure ancora presentabili della vecchia politica: profilo antimafia genuino, sobrio, schivo, lontano dalla spocchia sguaiata di tanti mestieranti, una solida preparazione giuridica, un privato mai sfiorato da gossip di vario genere. Cosa hanno in comune Crocetta e Mattarella? nulla di nulla, ma ormai nel partito unico democratico può esserci tutto e il contrario di tutto.
Intanto Renzi ha prenotato il prossimo ventennio: riuscirà ad attraversarlo solo se sarà in grado di governare la crisi economica che alimenta i movimenti lepenisti da una parte e le sinistre alla Tsipras dall’altra. Di Crocetta e Orlando ci occuperemo presto, anche perché il loro tempo sta per scadere.
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