Mattarella e Dalla Chiesa preoccupati da Ciancimino
Caltanissetta – “L’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella mi espresse le perplessita’ e le difficolta’ che stava incontrando per rinnovare la politica regionale e in particolare avrebbe voluto mettere un po’ d’ordine nel settore degli appalti pubblici. Per lui, Vito Ciancimino, rappresentava soprattutto un avversario politico”. Lo ha detto Virginio Rognoni, ministro dell’Interno tra il 1978 e l’83 nel governo Andreotti, deponendo a Caltanissetta al Borsellino quater. Il teste, ha anche parlato del suo rapporto con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. “Dopo la sua nomina a Prefetto, mi disse -ha riferito Rognoni- che sicuramente in Sicilia si sarebbe scontrato con molte persone e fra queste anche con Vito Ciancimino. ‘So che vado incontro a delle difficolta’ da parte anche della corrente andreottiana’, mi disse Dalla Chiesa. Dava la sensazione che a Palermo non sarebbe stato ben accolto”.
“L’ultima volta che vidi il generale fu a Ficuzza, il 15 agosto. In quell’occasione mi spiego’ che si sarebbe dovuto svolgere un incontro con tutti i prefetti siciliani per creare un punto di riferimento centrale nella lotta alla mafia. L’incontro era fissato per il 7 settembre ma il 3 settembre del 1982, il prefetto venne assassinato”, ha ricordato Rognoni. Sulla presenza del suo sul cosiddetto “contropapello” redatto da Vito Ciancimino, Rognoni ha sostenuto “di aver appreso la notizia dal giornale. Non mi resi conto perche’ il mio nome fosse inserito in quel documento”. L’ex ministro, rispondendo ad una domanda del Pm, ha chiarito che nel ’92, nessuno lo contatto’ per abrogare la legge Rognoni-La Torre: “Dopo il 92 le forze politiche continuarono ad avere la stessa posizione che avevano gia’ assunto in precedenza nella lotta alla mafia. L’assassinio di Falcone prima e quello di Borsellino dopo, creo’ senz’altro molto turbamento nel quadro politico del Paese”.