Mare Jonio salva 29 migranti. A poche ore dall’intervento di una nave della Marina Militare italiana che ha tratto in salvo 36 migranti su un gommone che stava per affondare, un altro salvataggio al largo delle coste libiche ad opera questa volta della Mare Jonio la nave dell’ong Mediterranea.
La stessa Mediterranea ha annunciato ieri il salvataggio sul suo profilo Facebook: “La Mare Jonio ha appena soccorso 29 persone (1 bimba di 1 anno, 3 donne di cui una incinta) da un gommone in avaria in acque internazionali, 40 miglia al largo della Libia. Abbiamo chiesto immediatamente un porto sicuro al centro di coordinamento italiano. Immensa gioia per le 29 vite tratte in salvo”.
La risposta del ministro dell’Interno Salvini non si è fatta attendere: “Un conto è una nave della Marina Militare, che attraverso il suo ministro di riferimento si assumerà le proprie responsabilità, un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio. Per loro, i porti restano chiusi”, ha sottolineato Matteo Salvini.
“Grande gioia per le 29 vite salvate dagli amici di Mare Jonio -ha dichiarato Leoluca Orlando – ma allo stesso tempo grande turbamento per le morti invisibili che continuano nel Mediterraneo. Quelle morti rese invisibili da inaccettabili e inumane politiche di negazione dei diritti fondamentali e di ostacolo a quanti vogliono operare per salvare vite umane.”
Questa mattina la nave Mare Jonio è entrata nelle acque italiane in attesa di un porto sicuro dove far sbarcare i 29 migranti soccorsi ieri su un gommone in avaria al largo delle coste della Libia.
Appena superato il limite delle 12 miglia a sud di Lampedusa, fa sapere Mediterranea, la nave è stata raggiunta da due motovedette della gdf per un “controllo di polizia”. “Chiediamo l’ingresso in un porto sicuro – scrive la Ong su Twitter – dove sbarcare uomini, donne e bambini”.
Nella notte Mediterranea aveva fatto sapere di aver chiesto “al Centro di coordinamento dei soccorsi italiano (MRCC di Roma) un porto sicuro. Ci è stata inoltrata una mail del Viminale – si legge sul twitter della Ong – che chiede di fare riferimento alle ‘Autorità Libiche’, quelle di un Paese in guerra dove i diritti umani non esistono”.
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