Categories: Economia

Manovra “salva Italia” rischia di affossare l’economia siciliana

Piena solidarietà e condivisione dello sciopero proclamato per il 16 gennaio 2012 ritenendo che le decisioni del governo Monti in merito alle liberalizzazioni, all’aumento delle tasse, pesano come sempre sulla popolazione, sulle imprese, sul costo del lavoro e sull’occupazione soprattutto in Sicilia. La manovra “Salva Italia” posta con l’obbiettivo di raggiungere un punto di pareggio continua a scatenare non poche polemiche.

Feditalimprese Sicilia, sostiene che l’impatto dei provvedimenti proposti sarà pesante sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese che sono il vero motore dell’economia e della produttività nazionale, ma al contempo le prime a pagare il prezzo più alto della crisi in quanto la scarsità di provvedimenti strutturali a favore della crescita non può garantire una ripresa dello sviluppo che anzi negli ultimi anni ha visto un notevole impoverimento.

<< Liberalizzare attività come le edicole, afferma Gianluca Micalizzi presidente di Feditalimprese Sicilia, ad esempio, cambierà molti equilibri oggi presenti, con riduzione dei fatturati di queste micro-imprese ed il crollo del valore delle relative licenze commerciali, frutto di investimenti di anni di sudato lavoro, ciò avallato inoltre da una situazione di crisi strutturale che porterà inevitabilmente alla chiusura di migliaia di edicole, senza alcun vantaggio per i consumatori, dato che i prezzi dei giornali sono imposti dagli editori e quindi non ci potrà essere libera concorrenza >>.

Feditalimprese Sicilia ritiene necessario un impegno congiunto da parte del Governo centrale, di tutte le Istituzioni e in generale da parte di tutti gli attori del sistema socio-economico in modo massiccio e in tempi immediati per regolamentare la liberalizzazione valutando attentamente gli sviluppi  e ascoltando contestualmente i diretti interessati tramite la rappresentanza delle organizzazioni sindacali, ed aiutando i settori in profonda crisi in particolare l’agricoltura, la pesca, i trasporti ed il commercio al minuto, salvaguardando le piccole botteghe ormai alla deriva anche a seguito  di una massiccia e sproporzionata apertura di centri commerciali, ed in particolare per ridurre il costo del carburante che negli ultimi mesi ha registrato aumenti al limite massimo che incidono negativamente sulla stabilità e soprattutto sullo sviluppo di vari settori che rischiano di avere gravi ripercussioni nella crescita delle imprese e nella loro capacità di competere nel mercato, e con un conseguente aumento generale dei prezzi ed una riduzione dei consumi.

Redazione

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