Disservizi all’ospedale Civico di Partinico, medici e operatori manifestano

Sabato 19 settembre, alle ore 9, nello spiazzo antistante l’ospedale Civico di Partinico è stata organizzata una manifestazione di protesta, con la partecipazione di numerose associazioni e dei sindaci del comprensorio. 

La manifestazione si terrà nel rispetto delle norme anticovid e ha l’obiettivo di porre all’attenzione delle autorità responsabili della sanità regionale lo stato di disagio degli utenti e i numerosi disservizi cui l’ospedale è andato incontro, dopo la riconversione, annunciata nel marzo passato. Tale decisione ha avuto aspetti destabilizzanti  per la popolazione e per gli operatori sanitari del territorio  e, malgrado l’annunciata promessa di  un ritorno alla normalità, addirittura “meglio di prima”, nulla è stato fatto per tutelare il diritto alla sanità di un comprensorio di circa 150 mila utenti. Medici e operatori sanitari sono stati trasferiti presso altre strutture, mentre i posti letto che nell’originaria dotazione organica avrebbero dovuto essere  143, sono al momento 56, con gravi disagi per i malati costretti a ricorrere alle cure presso altri lontani ospedali della provincia. A completare lo smantellamento della struttura si è aggiunta la recente decisione dell’assessore Razza di tornare “parzialmente” al progetto dello scorso marzo con la dotazione annunciata di 26 posti di terapia intensiva, che dovrebbero essere “sistemati”  in un’ala del primo e del secondo piano. Al momento le terapie intensive funzionanti sono sei,  ma è stato disposto l’acquisto di 28 travi  testa-letto, a completamento delle dotazioni di 28 ventilatori polmonari  precedentemente acquistati e ancora sigillati.

È grande il timore che tutte le prestazioni ospedaliere sinora funzionanti possano essere bloccate e che l’ospedale possa diventare solo un centro per accogliere i malati di Covid , anche perché la struttura dell’ospedale non consente percorsi alternativi  e difficilmente questi potranno essere realizzati in tempi brevi.  Nella migliore delle ipotesi si pensa che l’ospedale possa essere trasformato in P.T.E., ovvero Presidio Territoriale di Emergenza, con buona pace di tutti coloro che hanno bisogno di cure e degenze con normale decorso. Si aggiunga che non sono mai state attivate le unità operative di lunga degenza e riabilitazione  e che parecchi reparti sono stati declassati nel tempo e sono attualmente privi di dirigenti medici responsabili. L’ospedale, secondo l’ultima dotazione organica della Asp,  dovrebbe avere una pianta organica di 420 operatori sanitari, dei quali al momento sono in servizio meno della metà. Con la manifestazione del 19 la popolazione locale chiede il ripristino delle normali dotazioni e prestazioni , rivendicando il diritto alla salute previsto dalla Costituzione, e intende proporre all’assessorato regionale alla sanità di dirottare i malati di Covid in altra  apposita struttura attrezzata, senza la commistione con malati di altre patologie non meno gravi e bisognosi di cure, spesso non in condizione di ricorrere all’assistenza medica privata.  

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