Risponde del reato di maltrattamenti la madre che compie condotte violente, aggressive e ingiuriose nei confronti della figlia di 10 anni, percuotendola ripetutamente con un cucchiaio di legno, tirandole i capelli e costringendola a stare inginocchiata per ore con le braccia alzate.
Secondo la Corte di Cassazione, “il contributo narrativo offerto dalla persona offesa è stato attentamente e criticamente esaminato dalla Corte territoriale, che si è confrontata con la portata delle dichiarazioni – rese con l’assistenza dell’esperta psicoterapeuta infantile – esplicative di condotte precise ed inequivoche, analiticamente descritte nella sentenza di primo grado e richiamate dalla Corte, che ha sottolineato come non sia emerso alcun elemento tale da far ritenere la versione dei fatti frutto di fantasia infantile o di manipolazione da parte della zia (xxx).
Può, quindi, concludersi nel senso che la Corte ha compiutamente argomentato il giudizio di attendibilità del complessivo resoconto compiuto dalla persona offesa, sottolineando la mancanza di fratture logiche nella concatenazione della ricostruzione compiuta e valorizzandone i riscontri esterni” (Sentenza n. 45405 del 9.12.2021 della Sesta Sezione Penale).
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