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di redazione
La figlia e il genero di uno dei capi storici di cosa nostra, Giuseppe Madonia, condannato all’ergastolo per la strage di Capaci e ora in regime di 41 bis, sono stati denunciati dai carabinieri perché avrebbero trascorso, anche con altri parenti, l’estate del 2011 nella lussuosa villa di famiglia sul litorale di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, nonostante l’immobile fosse stato già confiscato dal 2010 e trasferito nel patrimonio del Comune della riviera Iblea per essere donato ad un Ente nazionale per la protezione degli animali. I due devono rispondere di concorso in violazione dei sigilli, arbitraria invasione di edificio e violenza privata aggravata dall’essersi avvalsi della forza intimidatrice derivante dall’ appartenenza di Piddu Madonia a cosa nostra. La Procura della Repubblica iblea ha già notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con contestuale informazione di garanzia e nei prossimi giorni deciderà sul rinvio a giudizio della coppia. Dalle indagini, condotte dai carabinieri su delega del Procuratore presso il Tribunale di Ragusa Carmelo Petralia è emerso che i coniugi avrebbero trascorso il periodo di vacanze nella villa, i cui locali (tre stanze da letto, due bagni, cucina e soggiorno), erano completamente arredati e funzionali anche sotto il profilo dell’illuminazione, dato che la donna all’inizio di giugno aveva stipulato on-line un contratto con l’Enel a nome della madre 63enne, Giovanna Santoro, detenuta dal 2010, contratto che è servito ai militari per registrare la presenza dei familiari. La fornitura di elettricità, dato il mancato pagamento delle bollette, fu cessata per morosità dall’Enel nel novembre successivo. Durante il sopralluogo, i carabinieri, hanno trovato nella villa lettere datate luglio e agosto 2011, spedite dal carcere e firmate da Giuseppe Madonia, indirizzate alle figlie. Da rilievi di natura tecnica risulta anche che altri parenti della coppia siano stati presenti nella villa. L’immobile fu sequestrato e successivamente confiscato con provvedimento emesso dal Tribunale di Caltanissetta nel 2000 e divenuto definitivo nel maggio del 2010. La confisca, effettuata ai sensi della legge antimafia, coinvolse nomi eccellenti di Cosa Nostra tra cui Totò Riina, Leoluca Bagarella, Nitto Santapaola, e riguardò, oltre alla villa di Punta Braccetto, anche quote societarie e automobili di proprietà del superboss. L’intervento di magistratura e carabinieri ha fatto sì che venisse posta fine alla grave situazione, mettendo nelle condizioni il Comune di Santa Croce Camerina di ordinare lo sgombero dell’immobile confiscato da parte dei familiari del Madonia, avvenuto nel gennaio scorso.
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