Palermo, 29 Apr. – E’ colpa della politica se la mafia non è ancora stata debellata e le istituzioni sono responsabili se si infiltra nell’economia sociale e ha il potere di controllo sul futuro. Per questa ragione la mafia è più forte dello Stato e sarà molto difficile riuscire a sconfiggerla.
Questa la sintesi dei risultati della settima rilevazione sulla percezione mafiosa condotta dal Centro Pio La Torre di Palermo tra quasi 2000 studenti delle scuole medie superiori italiane partecipanti al progetto educativo antimafia promosso dallo stesso Centro.
Per il 45,06% dei rispondenti la mafia non potrà essere definitivamente sconfitta, per il 94,52% ha un rapporto molto o abbastanza forte con la politica e per il 49,35% è più forte dello Stato.
“Questo è l’aspetto più negativo registrato dall’indagine – commenta Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre – sul quale dovrebbe riflettere tutta la classe dirigente del Paese, soprattutto alla luce dei risultati delle elezioni di febbraio. Esse, infatti, hanno dimostrato una grande mobilità degli elettori, disponibili a premiare i nuovi fenomeni di populismo esasperato, e pronto a raccogliere i frutti del disorientamento provocato dalla crisi economica, dalle politiche del Centrodestra, dal governo dei tecnici e dalla persistente contraddittorietà delle proposte del Centrosinistra, diviso e perciò poco credibile”.
Ma come riuscire a combattere la mafia e riscattarsi? Il 38,45% degli studenti suggeriscono di non sostenere l’economia mafiosa (per esempio, non acquistando droghe o merce contraffatta) e il 21,67% di non essere omertosi. Mentre lo Stato dovrebbe “colpire la mafia nei suoi interessi economici” (22,50%) e “combattere la corruzione e/o il clientelismo” (24m40%). Molto importante per i ragazzi anche l’educazione alla legalità (17,26%).
“Il 66% dei ragazzi – rileva Antonio La Spina, ordinario di sociologia dell’Università di Palermo – discute dell’argomento soprattutto con i docenti, il che evidenzia per un verso che in altre sedi ciò avviene assai meno, ma anche che i docenti che aderiscono al progetto si dedicano intensamente all’educazione antimafia. Emerge anche che, soprattutto alle superiori, il 70% circa degli studenti in questione ha partecipato ad almeno un’altra attività di educazione antimafia in anni precedenti a quello in corso”.
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