Mafia, maxi sequestro a presunto esponente della famiglia di Roccella

Mafia, sequestro da 150 mila euro a esponente famiglia di Brancaccio. A Palermo la polizia ha messo i sigilli a un patrimonio stimato in 150.000 euro costituito da un’’impresa operante nel settore del commercio al dettaglio di intimo e corredi, un’’autovettura e da un motoveicolo. Destinatario del provvedimento è Domenico Di Fatta, classe 1970. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, che ha accolto la proposta avanzata dal questore.

Di Fatta, per il quale è stata richiesta anche l’’applicazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, è stato tratto in arresto nel 1989 per favoreggiamento personale nei confronti di tre pluripregiudicati resisi responsabili di una rapina perpetrata ai danni di un gioielliere a Ciminna e condannato nel 1997 per il reato di ricettazione e abusiva riproduzione di opere cinematografiche.

Lo scorso 20 luglio, Di Fatta, oggi ancora detenuto, è stato arrestato insieme a numerosi altri soggetti  nell’’ambito di un’’operazione di polizia condotta dalla Squadra Mobile per i delitti di associazione mafiosa ed estorsione.

In particolare, il provvedimento ha riguardato Di Fatta in quanto, scrivono gli inquirenti, “appartenente della famiglia mafiosa di Roccella, dedito alla realizzazione di attività illecite, in particolare nel settore delle estorsioni alle imprese ed esercizi commerciali della zona, volte a favorire la famiglia mafiosa di Brancaccio e realizzate con le tipiche modalità mafiose”.

Mafia, le dichiarazioni dei pentiti

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Francesco Paolo Valdese e Salvatore Sollima “hanno confermato negli anni – continuano gli investigatori – la caratura criminale ed il ruolo di primo piano di Di Fatta all’’interno della famiglia mafiosa di Brancaccio”.

Le indagini patrimoniali realizzate dai poliziotti dell’’Ufficio misure di prevenzione della divisione anticrimine hanno permesso di appurare una dimensione reddituale “irrisoria, fortemente squilibrata rispetto agli acquisti ed investimenti effettuati dal soggetto investigato e dai suoi congiunti nell’arco temporale tra il 2015 e il 2017”.

I redditi dichiarati di modesta entità, infatti,  non sono apparsi idonei, né a garantire un adeguato sostentamento, né tantomeno a giustificare gli acquisti di veicoli e l’avviamento dell’impresa da parte della moglie.

Pertanto, il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le richieste del Questore di Palermo, ha emesso un provvedimento di sequestro di beni per un valore stimato di circa 150.000 euro.