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Mafia, sequestrati beni per 600mila euro ai fratelli Lamonica di Messina

di redazione

Messina, 21 nov. – Ulteriori beni, per un valore stimato di 600.000 euro, si aggiungono ai 30 milioni di euro già sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Messina a carico degli imprenditori Antonino e Tindaro Lamonica, di Caronia, sospettati di contiguità con esponenti di spicco di gruppi mafiosi operanti nella fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina.

Il Decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Messina, sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina a seguito di indagini della Dia di Messina, fa seguito ad analogo provvedimento emesso nel marzo 2012 dallo stesso Tribunale per un valore di mercato orientativamente stimato in 30 milioni di euro.

Una misura decisa nell’ambito di una complessa indagine della Dia che, valorizzando, tra l’altro, i procedimenti penali per associazione mafiosa cui nel tempo sono stati interessati i due fratelli (al di là degli esiti che tali processi hanno avuto), le recenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia e le risultanze degli accertamenti finanziari, aveva consentito agli investigatori di mettere in luce l’anomala ascesa imprenditoriale dei fratelli, da tempo a capo di un consolidato gruppo con interessi anche extra-regionali.

Ulteriori indagini condotte dagli investigatori della Dia di Messina dopo il primo sequestro, hanno consentito di individuare l’esistenza di ulteriori beni immobili intestati alla madre dei due fratelli, ma in realtà nella loro effettiva disponibilità.

Si tratta di due ville di pregio (la prima di 210 mq e la seconda di 215 mq) situate in contrada Piana a Caronia e abitualmente utilizzate per le esigenze dei rispettivi nuclei familiari. In sede di esame della proposta di ulteriore misura patrimoniale, il Tribunale – si legge in una nota – nel richiamare le motivazioni contenute nei Decreti di sequestro già adottati nei loro confronti sia in riferimento alla ritenuta pericolosità sociale che al rapporto sperequativo tra i beni posseduti e i redditi leciti dichiarati, ha preso atto dell’ulteriore aggravamento di quest’ultimo rapporto, reso ancora più evidente dai costi sostenuti e stimati necessari per la realizzazione dei summenzionati manufatti, accogliendo pertanto la proposta di sequestro.

La Dia di Messina ha inoltre rilevato l’esistenza di altri fabbricati nella disponibilità dei fratelli A. e T.L. – costruiti abusivamente e costituiti da un vasto compendio immobiliare destinato ad uffici, deposito, officina e annesse tettoie per ricovero di materiale – non censiti al catasto e ricadenti quasi interamente all’interno dell’alveo del torrente Caronia. Tali ultimi beni immobili saranno oggetto di separati provvedimenti a cura delle forze di polizia operanti sul territorio in materia di illeciti ambientali.

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