Palermo, 17 mag – Un ulteriore colpo al patrimonio di cosa nostra e’ stato portato a termine questa mattina dai carabinieri del Ros, con il sequestro dei beni riconducibili alla famiglia mafiosa Madonia del mandamento di Palermo- Resuttana.Il Tribunale di Palermo, sezione misure di prevenzione, su richiesta della Procura distrettuale, vittorio teresi, ha disposto infatti il sequestro di beni nei confronti di Aldo Madonia, per un valore complessivo di 2.500.000 di euro. L’intervento scaturisce da un’attività investigativa, condotta sul mandamento palermitano di Resuttana, che aveva documentato il perdurante ruolo di vertice della famiglia Madonia nelle strategie di cosa nostra.
Aldo Madonia, dopo l’arresto del 5 dicembre 2008 per associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, e’ stato recentemente condannato, nell’ambito del processo rebus, alla pena di sette anni di reclusione che sta scontando nel carcere di Melfi.
Le indagini, in particolare, avevano accertato il ruolo di Aldo Madonia, nella direzione della famiglia mafiosa di Resuttana e gestione degli affari di famiglia e del patrimonio illecitamente accumulato. in particolare era risultato il principale destinatario delle disposizioni impartite dai fratelli detenuti, nonché punto di riferimento dei diversi “reggenti” succedutisi alla guida operativa della “famiglia”. in tale ambito, èra emersa infatti la scelta dei vertici storici della famiglia di mantenere in posizione “riservata” Aldo Madonia, per tutelarlo dalle attività investigative e garantire così il controllo dell’organizzazione.
Al boss di cosa nostra ed alla moglie Carla Cottone e’ stato sequestrato un patrimonio costituito in particolare da :
– un appartamento sito in Palermo, via Olivella;
– un deposito sito a Palermo in via Musotto
– una villa a Custonaci (Tp), localita’ Macarese,
– . 2 polizze vita della compagnia Aviva di milano dell’importo complessivo di 500.000 euro;
– rapporto di partecipazione a fondi comuni d’investimento acceso dalla capital Sgr spa.
– numerosi rapporti bancari tra cui libretti di risparmio postale, conti correnti e depositi titoli detenuti presso diversi istituti di credito.
Il provvedimento completa un percorso investigativo che dopo aver consentito l’arresto degli esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, ad iniziare dai figli del defunto capo mandamento Francesco Madonia (deceduto in carcere nel 2007), anche loro recentemente condannati per associazione mafiosa, ha depotenziato la struttura criminale attraverso l’apprensione delle ricchezze accumulate illecitamente, con gli interventi del 9 novembre 2009, (sequestro per un valore di 15 milioni di euro nei confronti Salvatore, Giuseppe e Antonino Madonia e dei loro prestanome) e del 13 novembre 2010 (sequestro per un valore complessivo di 7 milioni di euro nei confronti degli imprenditori Vincenzo Sgadari e Michele Di Trapani).
L’indagine patrimoniale, nel complesso, ha documentato dettagliatamente le modalità di accumulazione di ingenti patrimoni illeciti da parte della famiglia mafiosa di Resuttana, confermandone la pervasività nell’economia legale.
l’individuazione e l’apprensione dei beni di origine illecita si conferma, pertanto, uno degli obiettivi primari dell’attività della procura distrettuale di Palermo, per depotenziare le organizzazioni di matrice mafiosa e limitarne la pericolosa forza economica.
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