Mafia, riaperta la Sala Bingo sequestrata a Palermo
La riapertura di una Sala Bingo sequestrata a Palermo nel 2005 perche’ ritenuta in odor di mafia e per anni in stato di abbandono ha scongiurato il licenziamento dei 36 dipendenti.
di redazione
Palermo, 16 nov. – La riapertura di una Sala Bingo sequestrata a Palermo nel 2005 perchè ritenuta in odor di mafia e per anni in stato di abbandono ha scongiurato il licenziamento dei 36 dipendenti che erano rimasti senza un posto di lavoro. A salvare la Sala Bingo è stata la nomina dell’amministratore giudiziario. La gestione della sala bingo fu affidata nel 2010 alla società Elle Group Agenzia Scommesse s.r.l. dell’imprenditore palermitano Elio Lupo. Ma nel luglio scorso la Guardia di Finanza aveva arrestato Lupo per truffa aggravata, estorsione, peculato e appropriazione indebita. Secondo gli inquirenti l’imprenditore si sarebbe reso protagonista di una serie di estorsioni ai dipendenti, costretti a lavorare in nero sotto la costante minaccia del licenziamento in tronco. Le verifiche fiscali accertarono poi che Lupo non aveva presentato le dichiarazioni fiscali obbligatorie, evadendo oltre 56 milioni di euro, e aveva emesso fatture false per oltre 3 milioni di euro. A quel punto i Monopoli di Stato hanno avviato la procedura di revoca della concessione della licenza per la gestione della sala bingo. I dipendenti, preoccupati per la loro sorte, si sono presentati al Comando provinciale della Guardia di finanza di Palermo, che ha preso contatti con la Procura. Il pm ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, finalizzato alla confisca in misura equivalente ai tributi evasi, dei beni aziendali della società, tra cui la Sala Bingo. Con la nomina di un amministratore giudiziario, oltre a sospendere l’iter di revoca della licenza, è stato possibile salvare il posto di lavoro dei dipendenti. La Sala Bingo venne sequestrata una prima volta nel 2005 perchè l’attivita’ era ritenuta riconducibile a due esponenti di spicco della malavita organizzata palermitana, reggenti della famiglia mafiosa di Villabate. “Una storia a lieto fine per 36 famiglie, grazie anche a un accorto utilizzo degli strumenti legislativi a presidio della legalità economico-finanziaria e di un’azione coordinata, oltre che rapida, di tutte le Istituzioni interessate”, dicono le Fiamme gialle.