Mafia. Restituiti alla moglie di Brusca denaro e gioielli sequestrati nel 2010

Aveva fatto un gran rumore, quel 17 settembre del 2010, la perquisizione in contemporanea fra Roma, Palermo, Milano, Chieti, Rovigo e la località segreta dove abita la moglie dell’ex capomafia Giovanni Brusca. Erano stati trovati 180 mila euro in contanti e dei gioielli, il pentito di San Giuseppe J…

di redazione

Aveva fatto un gran rumore, quel 17 settembre del 2010, la perquisizione in contemporanea fra Roma, Palermo, Milano, Chieti, Rovigo e la località segreta dove abita la moglie dell’ex capomafia Giovanni Brusca. Erano stati trovati 180 mila euro in contanti e dei gioielli, il pentito di San Giuseppe Jato era ritenuto al centro di un ampio riciclaggio. Denaro e preziosi sono stati restituiti alla moglie di Brusca, Rosaria Cristiano. I 180 mila euro sarebbero i risparmi di una vita, tesi non contraddetta dalle indagini, dalle quali sarebbe emersa una sostanziale compatibilità con i guadagni leciti di Brusca, pagati dal servizio centrale di protezione, mentre i gioielli appartenevano alla donna già prima del matrimonio, celebrato dopo l’arresto. Le indagini dei Carabinieri del Gruppo di Monreale, avevano preso spunto da una serie di intercettazioni effettuate nell’ambito delle ricerche del capomafia di Altofonte Domenico Raccuglia, arrestato poi nel novembre del 2009 a Calatafimi. I militari sentirono parlare dei beni di Brusca e della sua famiglia, mai fino a quel momento individuati. I beni sequestrati nel 2010 sono stati dissequestrati ma nel corso di quell’indagine si scoprì che il collaboratore di giustizia avrebbe continuato a gestire il patrimonio dal carcere, grazie ai colloqui e ai permessi premio, che gli venivano concessi ogni 45 giorni e che ora sono sospesi da un anno e mezzo. Contro Giovanni Brusca c’è anche l’accusa di tentata estorsione, sarebbe arrivato anche a minacciare un suo ex prestanome per tornare a controllare un’azienda. Per questo reato potrebbe essere rinviato a giudizio. La procura sta per chiudere formalmente le indagini e per inviare l’avviso di conclusione al pentito.