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Mafia: Palermo ricorda Pio La Torre

Palermo – Nel 32esimo anniversario dell’assassinio dell’ex leader del Pci siciliano Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, uccisi dalla mafia il 30 aprile del 1982, stamane alcune corone di fiori sono state deposte nel luogo dell’agguato, in via Li Muli, a Palermo. Durante la cerimonia, alla quale hanno preso parte numerosi rappresentanti delle istituzioni, studenti e semplici cittadini, sono state scoperte le foto restaurate poste sulla lapide. Presenti, tra gli altri, Tiziana Di Salvo, figlia di Rosario, il presidente della Regione Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il segretario regionale del Pd Fausto Raciti e il prefetto Francesca Cannizzo. Letto il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha espresso “partecipe vicinanza a quanti, raccogliendosi nel luogo dell’eccidio, oggi intendono rendere omaggio al suo messaggio” e a un uomo che non si e’ mai sottratto al suo impegno pur “consapevole che la sua missione lo avrebbe condotto al sacrificio”.

Dirigente delle lotte contadine, deputato regionale e nazionale, dirigente del Pci, era tornato in Sicilia impegnandosi nella lotta alla mafia e nella mobilitazione contro l’installazione dei missili a Comiso. Aveva elaborato il disegno di legge poi recepito nel testo antimafia nel settembre 1982. Di Salvo aveva accettato di accompagnare La Torre e di collaborare con lui, nonostante i rischi. Condannati per il duplice omicidio i capimafia della cupola. “Avere a che fare con la memoria – ha detto il segretario del Pd siciliano Raciti – e’ un esercizio che deve restituire il senso profondo di una vita e non semplicemente di un episodio, la loro uccisione, ma il percorso di due vite che ancora oggi ci raccontano e ci lasciano un messaggio”. Pio La torre e’ stato “un uomo di parte, anzitutto un comunista siciliano che ha interpretato, organizzato e reso possibili grandi battaglie che ci restituiscono ancora oggi il senso di una politica che si nutre di partecipazione verso un progetto di cambiamento. Nel suo esempio c’e’ stata la costruzione di un sistema di contrasto alla mafia, per la prima volta in Sicilia ma, soprattutto, il tentativo di portare dentro le istituzioni, attraverso i partiti, le lotte sociali. Credo che questo sia il significato piu’ profondo di Pio La Torre e credo che abbia ancora piu’ senso nel momento in cui la Sicilia vive una fase di transizione in cui i rapporti tra popolo e istituzioni sembrano essersi rotto irrimediabilmente. Se veramente vogliamo recuperare il messaggio di La Torre -ha concluso- dovremmo partire da cio’ perche’ dovremmo riavvicinare i cittadini alla politica”. Le parole del figlio Franco La Torre

“Questo e’ un luogo di grande mestizia che mi rende triste perche’ il luogo dove Rosario e mio padre sono stati uccisi, un luogo dove sono venute meno le ragioni di uno stato democratico. Dove si e’ cercato di sferrare un attacco violento ai principi e diritti affermati da nostra Costituzione. La mestizia si sommava al fatto che quelle immagini invecchiavano, come se fossero state dimenticate. E l’iniziativa del Centro Pio La Torre e’ doverosa ma tardiva: perche’ 32 anni?”. A domandarselo e’ Franco La Torre, il figlio di Pio La Torre, durante cerimonia nel 32esimo anniversario della morte del padre e di Rosario Di Salvo. “I problemi di Palermo sono tanti – ha proseguito – ma perche’ dimenticare questo luogo? Perche’ il messaggio deve essere ‘non ci importa di loro’, che senso ha?”.

Ha aggiunto il figlio di Pio La Torre: “La memoria di tanti che hanno combattuto la mafia fino ad essere eliminati e’ una cosa importante. La lotta alla mafia deve essere un impegno quotidiano e quindi io cerco di praticarla ogni giorno, e mi rivolgo soprattutto a chi ha responsabilita’ istituzionali e ha il compito di difendere quei valori per cui tanti sono stati uccisi”. Franco La Torre ha poi invitato il sindaco di Palermo a utilizzare qualche bene confiscato per farne “una casa dell’antimafia”. Poi, rivolgendosi al presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ha chiesto “di fare una telefonata al nuovo sindaco di Comiso” affinche’ l’aeroporto sia reintitolato al padre. Crocetta ha rivelato “di aver parlato con lui”, ma di non aver ottenuto nessun risultato. Il figlio del dirigente comunista, infine, ha rivolto una appello agli esponenti di istituzioni e partiti presenti, perche’ “non si faccia piu’ gara a chi e’ piu’ antimafioso di tutti. Ricordo bene quello che diceva mio padre in proposito: la mafia si sconfigge con il sentimento unitario non con il settarismo. Auspico che in questa campagna per le europee il movimento antimafia ritrovi una rinnovata forza per portare avanti le sue battaglie”.

Redazione

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