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di redazione
E’ stato portato in una cella del carcere di Bangkok Vito Roberto Palazzolo, arrestato il 31 marzo, in Thailandia per possesso di documenti falsi, condannato in Italia con sentenza definitiva per associazione mafiosa per anni latitante in Sudafrica dove ha messo su un impero finanziario. Trattenuto per oltre 20 giorni in stato di fermo nella capitale tailandese, Palazzolo, che è anche cittadino sudafricano, è ora formalmente detenuto. I giudici thailandesi dovranno decidere entro 40 giorni sulla richiesta di estradizione presentata dall’autorità italiana. La vicenda dell’affarista mafioso, che ha rischiato di scatenare un caso diplomatico, è molto complessa dal punto di vista del diritto internazionale in quanto l’arrestato ha la doppia cittadinanza, italiana, infatti è originario di Terrasini, e sudafricana: a fronte dell’istanza di trasferimento in Italia per scontare la pena, pende quella di Johannesburg di rimpatrio. Per i nostri giudici, Vito Roberto Palazzolo, è solo uno delle menti finanziarie della mafia e dalle carte dei processi viene descritto il suo ruolo di cerniera tra l’imprenditoria internazionale e le cosche. Nel paese di Mandela sarebbe andato a riciclare, da latitante indisturbato, i tesori dei boss corleonesi, Totò Riina e Bernardo Provenzano.
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