Palermo, 19 mar. – Fatta luce dopo 12 anni su un caso di lupara bianca avvenuto a Ficarazzi, nel palermitano. I carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Palermo, Nicola Aiello, nei confronti di I.F., 41 anni, O.M., 49 anni, e M.R., 54 anni.
Tutti e tre sono ritenuti gli autori dell’omicidio di Andrea Cottone, un imprenditore sequestrato e ucciso nel novembre del 2002 senza che il cadavere venisse pi’ ritrovato. Gli arrestati dovranno rispondere oltre che di omicidio anche di soppressione di cadavere. A due di loro l’ordinanza ‘ stata notificata in carcere, dove si trovano entrambi reclusi dal 25 gennaio del 2005, quando vennero arrestati nell’ambito dell’operazione ”Grande Mandamento”.
Fondamentali a ricostruire le dinamiche che portarono all’omicidio di Cottone sono state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Cottone il 6 settembre del 1995 era stato arrestato per associazione mafiosa perch’ ritenuto ‘capodecina’ della famiglia di Villabate. Nel 1999, dopo la sua scarcerazione, aveva continuato ad essere vicino alla cosca dei Montalto, reggenti della famiglia mafiosa di Villabate. Gi’ in quel periodo sarebbe stata chiesta l’autorizzazione a ucciderlo ai reggenti di quella consorteria, Biagio Picciurro e Salvatore Pitarresi (contrapposti ai Montalto) ma, solo dopo il loro arresto, Bernardo Provenzano diede il consenso all’omicidio.
Il 13 novembre 2002, Cottone venne accompagnato, a bordo della propria auto, presso il ristorante-minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con O.M. dei furti verificatisi in quel Comune, alcuni dei quali perpetrati ai danni dello stesso Cottone. Da quel giorno, per’, si persero le sue tracce. Il 27 novembre dello stesso anno, a Termini Imerese, venne rinvenuta l’autovettura regolarmente parcheggiata.
Ad attendere Cottone al minigolf c’erano, tra gli altri, O.M, I.F. e M.R.. In quell’occasione il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato la vittima all’appuntamento, che si salv’ solo perch’ uno dei killer si era accorto della presenza di un testimone. Secondo quanto accertato dagli investigatori Cottone venne strangolato con una cintura e il suo corpo venne ”sciolto” in un deposito di marmi di Bagheria. Nel pomeriggio dello stesso giorno, vennero gettati nel mare di Aspra anche alcuni monili appartenuti alla vittima.
Il commando, prima di ucciderlo, avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se i Montalto avessero intenzioni ostili nei confronti del gruppo contrapposto capeggiato da Nicola Mandal’. A distanza di qualche anno dall’omicidio, lo stesso O.M. confid’ a un sodale: ”… nuatri fuammu ad affucallu (Siamo stati noi a strangolarlo, ndr)”.
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