Mafia e politica a Misilmeri
L’ultimo esponente di Cosa nostra nei palazzi della politica era un consigliere di circoscrizione del Pid, che sperava di essere eletto consigliere comunale di Palermo alle prossime elezioni del 6 e 7…
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di redazione
L’ultimo esponente di Cosa nostra nei palazzi della politica era un consigliere di circoscrizione del Pid, che sperava di essere eletto consigliere comunale di Palermo alle prossime elezioni del 6 e 7 maggio. Vincenzo Ganci, dipendente Gesip dal 2001, è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del nucleo Investigativo, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia lo accusano di aver consegnato ai boss un intero Comune della provincia di Palermo, quello di Misilmeri. Microspie e telecamere hanno sorpreso Ganci mentre si accorda con il capomafia Francesco Lo Gerfo, per pilotare la campagna elettorale e poi fare eleggere un suo cugino, Giuseppe Cimò, presidente del consiglio comunale di Misilmeri. I carabinieri hanno arrestato anche il boss di Misilmeri, Lo Gerfo; poi un altro presunto capomafia della zona, Stefano Polizzi, e l’imprenditore Mariano Falletta. Un terzo boss, Antonino Messicati Vitale, risulta latitante: sarebbe già da mesi in Sudafrica, meta sicura per i padrini siciliani, perché non riconosce il reato di associazione mafiosa, vedi il caso del tesoriere di Totò Riina, Vito Roberto Palazzolo. Questa mattina, i militari del Reparto Operativo di Palermo, guidati dal tenente colonnello Paolo Piccinelli, hanno notificato anche un avviso di garanzia, per concorso esterno in associazione mafiosa: il destinatario è il presidente del consiglio di Misilmeri. È probabile che presto arriveranno gli ispettori prefettizi al Comune, questo chiedono la Procura e i carabinieri: è il primo passo per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Sarebbe la terza volta per Misilmeri, dal 1992. “Le indagini ‘ si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Luigi Petrucci ‘ hanno dimostrato che Lo Gerfo, dopo aver indirizzato i voti della consorteria mafiosa e fatto eleggere nell’amministrazione comunale persone a lui vicine, è riuscito a far sì che le stesse ricoprissero ruoli istituzionali nevralgici, come quelli di presidente (Giuseppe Cimò) e vice presidente (Giampiero Marchese) del consiglio comunale di Misilmeri, creando dunque i giusti presupposti per controllare e indirizzare le scelte della pubblica amministrazione in favore degli interessi propri e dell’associazione da lui capeggiata”. Negli anni Novanta, Ganci era stato consigliere comunale a Misilmeri. Poi, la sua carriera era proseguita a Palermo, alla circoscrizione Oreto: in queste settimane, è impegnato nella lista “Amo Palermo”, che sostiene la candidatura di Marianna Caronia a sindaco del capoluogo siciliano. Intanto, continuava a incontrare i boss di Misilmeri. Questo dicono le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Nino Di Matteo, Geri Ferrara, Marzia Sabella e Lia Sava. Dal municipio i boss gestivano appalti, soprattutto per la raccolta dei rifiuti. E poi puntavano a modificare il piano regolatore, per far cambiare destinazione d’uso ad alcuni terreni che avrebbero potuto ospitare la nuova sede di Ikea a Palermo. Il boss Lo Gerfo invocava prudenza al suo ambasciatore in politica: “Evitiamo un po’ di telefonate”, gli diceva. “Attenzione, perché se no lo sciolgono il consiglio comunale… e non mi interessa niente”. E poi, c’è il capitolo pizzo. E’ stata ricostruita l’estorsione, ordinata da Lo Gerfo ed eseguita da Messicati Vitale, ai danni del titolare della sala ricevimenti ‘Villa Fabiana’. Il video dei carabinieri lo immortala mentre paga tre rate da cinquecento euro ciascuna.