Aperta e rinviata al 3 febbraio dopo le prime schermaglie procedurali
l’udienza che si è svolta oggi a Palermo per la richiesta di rinvio a
giudizio dell’attuale senatore del Pdl Antonio D’Alì, trapanese, ex
sottosegretario all’interno e oggi presidente della commissione
ambiente del senato, accusato di concorso esterno in associazione
mafiosa. Il parlamentare difeso dagli avvocati Pellegrino e Bosco era
presente in aula.
Hanno chiesto di costituirsi parte civile l’associazione antiracket di Alcamo e il centro Pio La Torre di Palermo. Il pm Andrea Tarondo ha depositato ulteriori prove d’accusa; si tratta di verbali di interrogatorio resi dai collaboratori di giustizia Giuffrè e Cannella, nonchè di sommarie informazioni tra cui quelle rese dall’ex moglie del senatore, la signora Aula.
Tra gli atti depositati anche un documento della Squadra Mobile di Trapani che relaziona su un incontro risalente all’anno scorso tra D’Alì ed un imprenditore vicino alla mafia. Circostanza questa che ha portato la
difesa del politico a chiedere un rinvio per esaminare il contenuto di
questi nuovi atti.
L’accusa più pesante contro D’Alì è quella di avere appoggiato la famiglia mafiosa di Castelvetrano oggi retta dal latitante Matteo Messina Denaro che con suo padre Francesco, morto nel 1998, furono campieri nei terreni dei D’Alì, terreni al centro di una fittizia compravendita.
SENATORE D’ALI’
(Teleoccidente)
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