Agrigento – “Sono stato in passato un barbaro criminale: ho offeso la vostra dignita’ di persone per bene e non ho avuto nessun rispetto di tutti quei principi fondamentali che presiedono alla convivenza civile. A tutti voi chiedo rispettosamente scusa, ma allo stesso tempo vi chiedo di riflettere su quelli che furono gli anni ’80”. A scriverlo e’ l’ex boss Giuseppe Grassonelli, 48 anni, gia’ capo della ‘Stidda’ di Porto Empedocle (Agrigento), oggi ergastolano, in una lettera al sito malgradotutto.it.
“Vi chiedo -aggiunge- di rapportarvi con la mia storia criminale nel tempo in cui i fatti sono accaduti e le circostanze che li hanno determinati”. Grassonelli -che ha narrato la sua storia nel libro “Malerba” scritto con il giornalista Carmelo Sardo- nella lettera ricorda il giorno della prima strage di Porto Empedocle del 21 settembre del 1986 quando comincio’ lo sterminio della sua famiglia: “Era una calda sera d’estate, io ero un ragazzo ventenne, appena congedato dal servizio militare, quando un commando di assassini entro’ in azione compiendo una strage a colpi di mitra nella piazza centrale di Porto Empedocle. Quello che videro i miei occhi da ragazzo fu terrifcante: mio nonno, mio zio e altre persone erano stese a terra; i loro corpi versavano in posizioni innaturali, crivellati dai proiettili. Io, pur rimanendo ferito ad un piede, mi salvai per puro miracolo. Dopo quella sera fu praticamente un tiro al bersaglio contro i miei familiari. Alcuni mesi piu’ tardi un altro mio zio, un povero padre di famiglia, che aveva sempre vissuto onestamente del suo lavoro, fu massacrato senza pieta’ solo perche’ aveva la colpa di chiamarsi Grassonelli. Solo per questo motivo. Ero terrorizzato non soltanto dalle continue uccisioni dei miei cari, ma anche perche’ non sapevamo a chi di noi fosse toccato, dopo. Come pensate che possa essere possibile vivere una vita cosi’?”.
Grassonelli prova anche a spiegare il perche’ non si sia rivolto allo Stato: “Si’, sono d’accordo con Voi, quando sostenete che il dovere civico impone ad ogni cittadino di rivolgersi alle Istituzioni per ottenere Giustizia. Ma io pensavo, allora , che la mala e lo Stato fossero la stessa cosa. Percio’ non l’ho fatto. Ma oggi credo nello Stato. A voi chiedo di riflettere su quegli anni ’80 quando dei valorosi magistrati siciliani furono costretti ad abbandonare la Sicilia per potere istruire un processo. A quale Stato avrei dovuto rivolgermi a quello che gia’ scappava per conto suo?”, si chiede Grassonelli, che ai suoi concittadini ora dice: “Ricordatevi sempre che solo attraverso il rispetto della Legge e’ possibile regolare il comportamento futuro degli uomini: essa soltanto puo’ essere in grado di indirizzare le nostre condotte anche al ?ne di evitare le ostilita’ tra gli uomini. Senza il rispetto delle regole, credetemi, non sarebbe mai possibile la sopravvivenza di nessun gruppo sociale: osservate e giudicate come certe famiglie a Porto Empedocle si siano letteralmente sterminate a vicenda per non avere fatto ricorso alla Legge e guardate le loro donne sole e abbandonate al loro triste destino”.
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