Mafia: blitz dei Carabinieri all’alba contro il clan di Matteo Messina Denaro
Operazione antimafia, alle prime luci dell’alba di oggi, condotta dai Carabinieri del Ros e del Reparto operativo del Comando provinciale di Trapani nei confronti del clan capeggiato dal boss Matteo Messina Denaro. I militari hanno eseguito sedici ordini di custodia cautelare in carcere, emessi su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina pluriaggravata, sequestro di persona ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella, hanno messo in luce anche i collegamenti per progetti criminali comuni con le famiglie mafiose palermitane e, in particolare, con quella di Brancaccio guidata dai fratelli Graviano.
A Palermo è finito in manette l’imprenditore Girolamo Bellomo, 37 anni, marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa, nipote di Matteo Messina Denaro. La donna è figlia, infatti, di Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano e di Filippo Guttadauro. Secondo quanto ricostruito nell’inchiesta Bellomo avrebbe contribuito a garantire ad imprese riconducibili o vicine alla famiglia mafiosa il controllo di importanti commesse edilizie.
A Castelvetrano sono stati arrestati, tra gli altri, il consigliere comunale Calogero Giambalvo, i fratelli Leonardo e Rosario Cacioppo, titolari di una pizzeria, Fabrizio Messina Denaro (nessuna parentela con il boss), Vito Tummarello, Luciano Pasini e Giuseppe Tranchida.
Ormai appare chiaro che l’obiettivo della Procura di Palermo è quello di fare terra bruciata attorno a Messina Denaro.
Sei mesi fa erano stati arrestati la sorella Anna Patrizia e il nipote prediletto, Francesco Guttadauro, cognato di Girolamo Bellomo.
Secondo gli inquirenti erano loro che si occupavano delle comunicazioni da e per il latitante. Con l’operazione scattata oggi si mira a tagliare anche i canali di finanziamento del boss. Sembra, infatti, che Bellomo si occupasse proprio di procurare soldi per mantenere la sua latitanza: si era anche presentato agli imprenditori che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, “Aventinove”, e aveva imposto le sue ditte per le forniture e i lavori.