I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei fratelli Giuseppe e Benedetto Amato, di 41 e 46 anni, proprietari del noto ristorante Carlo V, nel centro della città.
I due sono ritenuti prestanome bel boss Giuseppe Calvaruso e già indagati nell’inchiesta che il giorno di Pasqua ha portato in carcere il boss del “mandamento” di Pagliarelli appena tornato dal Brasile per trascorrere le feste con la famiglia, e alcuni suoi fiancheggiatori.
Le indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo hanno portato al sequestro del ristorante, di beni e conti correnti.
I due arrestati sono accusati di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo e dalle modalità mafiose. Sequestrati anche una serie di conti e carte prepagate, una Range Rover Sport, una Porsche Cayenne e un gommone Icon 28S con motore da 300 cavalli.
Insieme a Clavaruso sono finite in manette altre 4 persone, tra cui Giovanni Caruso, considerato il suo braccio destro. Tutti sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione consumata e tentata, lesioni personali, sequestro di persona, fittizia intestazione di beni, tutti reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
Calvaruso aveva preso il posto dell’anziano boss Settimo Mineo, già arrestato nell’operazione Cupola 2.0. Il clan esercitava un controllo strettissimo su tutto quello che accadeva sul territorio, dalla punizione dei responsabili di rapine “non autorizzate” al rilascio di “autorizzazioni”, come fosse un ente locale, per aprire nuove attività commerciali. Caruso, secondo gli inquirenti, era in possesso di una peculiare e modernissima attitudine imprenditoriale, emersa anche dall’interesse da lui manifestato verso un flusso di capitali provenienti da investitori esteri.
In particolare Calvaruso tentava di intessere dei rapporti di natura economica con un cittadino singaporiano, interessato a investire ingenti capitali nel settore edile e turistico-alberghiero in Sicilia. Connesse con tali affari vi sono, poi, alcune condotte estorsive, tutte finalizzate a costringere la proprietà degli immobili da acquistare e ristrutturare, a rivolgersi alle ditte edili di fatto di proprietà di Calvaruso.
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