Dalle prime luci dell’alba, nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto, è in corso l’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 19 soggetti (di cui 17 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) – emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia – con cui sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) per una pluralità di delitti.
In particolare, l’esecuzione dell’ordinanza (nei confronti di 15 soggetti indagati da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari e di altri 4 soggetti indagati congiuntamente da parte del personale della Polizia di Stato della Questura di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari) costituisce l’epilogo di una complessa attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario, articolata in 2 filoni investigativi – distinti, ma legati fra loro da profili di connessione soggettiva e oggettiva – di cui:
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), 10 degli indagati farebbero parte di un’associazione a delinquere di tipo mafioso operante nel comune di Valenzano che, anche con l’uso della violenza e delle armi, avrebbero imposto la loro volontà nel commettere i reati di estorsione, usura, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
I provvedimenti cautelari in fase di esecuzione conseguono a un’indagine avviata nel settembre del 2017 su delega della Direzione Distrettuale Antimafia alla Sezione Operativa dalla Compagnia Carabinieri di Triggiano, allo scopo di svelare i collegamenti esistenti tra un noto pregiudicato ed il clan Parisi. I gravi indizi di colpevolezza raccolti hanno permesso di individuare di attribuire allo stesso pregiudicato il ruolo di promotore di un progetto criminale, i cui sodali sono stati identificati in 7 fedelissimi nonché nei suoi genitori, la cui madre – in particolare – è sorella di un defunto boss, ucciso in un agguato di mafia nel 2009.
Le intense investigazioni, protrattesi nel corso di due anni, hanno consentito di far luce su un’attività di polizia che aveva garantito, nel maggio del 2016, il sequestro di armi e droga fino ad allora nella disponibilità dei sodali. Inoltre sono stati scoperti cinque episodi estorsivi, sei episodi di usura, un episodio di reimpiego di denaro proveniente da illecita attività e svariati episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, nel contrasto ai quali sono state arrestate nella flagranza del reato 10 persone. È da sottolineare come il capo ed i suoi fedelissimi non avessero nessuna remora nell’utilizzare armi, violenza fisica o minacciare le loro vittime come testimonia – tra gli altri – l’episodio in cui si rivolgono ad una vittima di usura con la frase “….ti devo sparare…. ti devo scaricare un caricatore addosso… a me non piacciono queste cose….però se mi costringi lo faccio”. Tra gli ingenti sequestri effettuati, spiccano, oltre ad armi e munizioni, gli oltre 32 kg di sostanza stupefacente.
In relazione al secondo filone investigativo, appartenenti alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari stanno dando esecuzione – nei comuni di Casamassima (BA), Palo del Colle (BA) e Valenzano (BA) – a misure cautelari personali nei confronti di altri 4 soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
Nello specifico, dalle articolate indagini svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Bari – mediante intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi dinamici di osservazione e pedinamento – sarebbe emerso (secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, allo stato, e fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa):
➢ in occasione delle elezioni del maggio 2019 per il Comune di Bari, sarebbe stata costituita un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Le attività investigative avrebbero, invero, disvelato un’attività organizzata di selezione e reclutamento di elettori con successiva acquisizione dei loro voti – mediante (prevalentemente) la corresponsione di somme di denaro (25 o 50 euro per ogni singolo voto) – in favore di una candidata, in una lista civica, alla carica di consigliere comunale, risultata poi eletta. L’ipotizzata associazione per delinquere sarebbe stata promossa, costituita e organizzata, oltre che dalla predetta candidata (attinta dalla misura cautelare del carcere) e dal suo compagno convivente (con rapporti di frequentazione con elementi di spicco della criminalità organizzata locale – anch’egli destinatario della misura cautelare del carcere), da un noto imprenditore edile (sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari), già consigliere comunale di Bari dal 2004 al 2009 e della Regione Puglia dal 2005 al 2015, nonché attuale Presidente di una società di calcio
militante nel campionato di serie C. A tale presunta compagine criminale avrebbero aderito altri 7 soggetti aventi il ruolo di “portatori di voto”, ossia quello di individuare, contattare e reclutare il maggiore numero possibile di elettori da cui avrebbero comprato i voti verso il pagamento di un corrispettivo in denaro (che sarebbe stato loro anticipato o successivamente rimborsato dai 3 citati promotori). In relazione a tali fatti il Gip ha riconosciuto la gravità indiziaria rispetto ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
➢ in occasione delle elezioni comunali di Valenzano del novembre 2019 (Comune già precedentemente sciolto per condizionamenti mafiosi), il vertice dell’organizzazione mafiosa oggetto del primo filone investigativo avrebbe assunto l’impegno di procurare “voti della malavita” (così denominati in una conversazione intercettata tra 2 degli indagati) a taluni candidati, in cambio della promessa di ricevere utilità varie in suo favore (tra cui la modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili terreni di sua proprietà) e della sua compagine criminale. In particolare, tale impegno era stato garantito alla stessa coppia già protagonista dei fatti sopra descritti. E’ stato disvelato (allo stato attuale degli accertamenti vagliati positivamente dal GIP) il raggiungimento di una intesa tra il vertice del clan operante a Valenzano (indicato nel primo filone investigativo) ed uno dei componenti della coppia, avente ad oggetto l’impegno del primo a procacciare un pacchetto di voti in favore di soggetti legati all’altro, candidati come consiglieri comunali e infiltrati dalla coppia in questione in una lista civica. In questo caso, il Gip ha ritenuto la gravità indiziaria relativamente alla sussistenza del delitto di scambio elettorale politico-mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
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