Lotta alla tratta. “Insieme ad AOI, l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, chiederemo un incontro con i rappresentanti di Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, per presentare una proposta concreta grazie a quanto emerso in questi giorni di lavoro.” È il messaggio che Sergio Cipolla, presidente di Ciss – Cooperazione internazionale sud-sud, ha lanciato dalla sessione conclusiva della Conferenza Internazionale “Prevenire la tratta di esseri umani”.
Una tre giorni di incontri a cui hanno aderito più di 200 soggetti coinvolti a vario titolo nel contrasto del fenomeno della tratta, dall’Ufficio immigrazione della Nigeria, all’Ambasciata nigeriana a Roma, dalla questura di Palermo, al Comune di Palermo e alla Regione Sicilia. Oltre alla fitta rete di delegazioni nigeriane, presente anche AOI, associazione che raggruppa più di 300 ong italiane.
La conferenza ha creato per la prima volta l’opportunità di un incontro tra istituzioni e società civile, europee e nigeriane, per favorire uno scambio di dati, pratiche e modelli e rendere concreto l’impegno a implementare una rete transnazionale che lavori in modo coordinato a nuove forme di cooperazione per la tutela congiunta dei diritti umani.
“Abbiamo riunito un enorme patrimonio di partenariati – continua Cipolla – e chiediamo indistintamente a tutte le organizzazioni che hanno partecipato di aiutarci a trasformare quanto fatto in questi giorni in un programma di cooperazione per la lotta alla tratta con attività contemporaneamente in Nigeria e in altri paesi europei”.
Il dato forte emerso dalla presentazione dei percorsi di indagine e dei rapporti di ricerca è la sorprendente capacità delle reti criminali nigeriane di organizzarsi nel trarre profitto dal nostro assetto normativo e dal quadro politico Europeo.
Gli studi presentati in occasione della conferenza sono stati condotti per l’Italia da Rafaela Hilario Pascoal, ricercatrice del CISS; per l’Austria da Caroline Sander di Herzwerk (associazione che lavora con donne nigeriane vittime di sfruttamento sessuale e con le vittime della tratta di esseri umani); per la Germania da Andrea Hitzke, presidente di Dortmunder Mitternachtsmission (parte della rete delle ONG tedesche contro la tratta di esseri umani); per la Spagna Marili Parissaki di Movimento por la Paz; per Malta da Jean-Pierre Gauci di People for Change Foundation (associazione maltese con esperienza in materia di diritti umani e tratta di esseri umani).
All’interno del complesso sistema che sta dietro la tratta nigeriana di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, si assiste a un nuovo trend. “Il viaggio non è più pagato dalle mamam che prima attendevano le ragazze nel paese di destinazione – spiega Cipolla – ma è pagato direttamente dalla vittima attraverso il suo sfruttamento che avviene già durante il viaggio.
Mentre fino a qualche anno fa solo dopo l’arrivo in Europa queste donne si trasformavano in potenziali vittime della tratta, di fatto, adesso sono vittime conclamate già in partenza, perché i gruppi criminali arruolano le donne tra i flussi migratori.
Quindi contrariamente al passato, non si verifica una netta distinzione delle fasi della tratta (ovvero il reclutamento che avveniva nel paese di origine, il trasferimento nei paesi di transito e lo sfruttamento nei paesi di destinazione) ma questi tre momenti si incrociano durante tutto il percorso. Con il Decreto Sicurezza inoltre – continua il presidente del Ciss – scompaiono gli strumenti che consentivano di intervenire a tutela di queste donne venendo meno il riconoscimento della donna migrante come vittima di tratta. Saltano i presupposti umanitari, e il rischio più grave è che queste donne siano ancora più vulnerabili”.
“In queste giornate abbiamo raccolto dati, analisi e punti di vista per conoscere a fondo ciò che spinge a migrare dalla Nigeria, e ciò che intrappola chi desidera un futuro migliore in forme di odioso sfruttamento e mercificazione – aggiunge Margherita Maniscalco, coordinatrice dell’evento – Abbiamo condiviso forti testimonianze, l’esperienza di chi lavora dal basso, in aree urbane e rurali, a fianco delle vittime della tratta sfruttate in strada e indoor.
Abbiamo conosciuto il lavoro di chi opera a Benin City con coraggio, il lavoro di quelle associazioni che per prime hanno spinto affinché la Nigeria si dotasse di una legge anti-tratta. Abbiamo scoperto che in Nigeria la tratta di esseri umani è anche molto altro; dalla sponda nord del Mediterraneo conosciamo solo un frammento della storia. Causa ne è la povertà ma ancora di più la disuguaglianza; la mancanza di opportunità di studiare, di lavorare, di conoscere, di sopravvivere. Si tratta dello stesso meccanismo di disuguaglianza che rende possibile soltanto per gli europei emigrare in paesi ricchi di opportunità.
In queste giornate abbiamo appreso che in Nigeria vi è una società civile dinamica e seriamente impegnata nel contrasto e nella prevenzione della tratta, sebbene gli sforzi fino a qui fatti non bastano; in un paese popolato da circa 200 milioni di abitanti gli interventi delle associazioni anti-tratta possono sembrare vani. Ma osserviamo questa tragedia da troppo tempo e, insieme, oggi, ancora con più forza, vogliamo affrontarla, consapevoli tutti che il lavoro in rete può fare la differenza. Da Palermo, città schierata contro la tratta – conclude Maniscalco – nasce una rete di lavoro transnazionale impegnata nella prevenzione della tratta Nigeriana”.
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