Categories: Cronaca

Loris strangolato con un laccio

Andrea Loris Stival è stato strangolato con una fascetta da elettricista, lunga e larga. E non con una mano come era stato detto subito dopo l’autopsia. Lo rivelano fonti inquirenti che adesso hanno disposto appositi accertamenti per trovarla. Si spiegherebbero così i graffi sul collo e il volto del ragazzino.

Intanto l’attenzione degli investigatori si concentra sulla mamma. Non è indagata attualmente, ma le sue contraddizioni l’hanno trasformata sicuramente in una sospettata. La donna sostiene di “aver detto la verità“. Non è vero, sostengono gli investigatori: Loris non sarebbe mai arrivato a scuola.
Non ci sarebbe un solo riscontro a sostegno delle parole della mamma. E poi c’è il video di una telecamera di videosorveglianza piazzata a pochi metri dalla casa degli Stival che racconta tutta un’altra storia.
Intorno alle 8 e 15 di quel sabato si vedono Veronica e i due figli che si avvicinano all’auto. Poi si scorge una sagoma, che i detective pensano sia di Loris, tornare verso casa dopo una “discussione”.

Il dato certo è che Loris quella mattina non è mai arrivato alla Falcone e Borsellino. Per questo i cani molecolari non hanno annusato nessuna traccia del bambino nel punto dove la mamma ha raccontato di averlo lasciato.
La Polo nera viene immortalata dopo le 9 mentre mentre torna verso il garage dell’abitazione di via Garibaldi, dopo che la 25enne ha accompagnato il figlio più piccolo di 4 anni alla ludoteca e chiacchierato con la panettiera. La mamma viene catturata nuovamente dalla telecamera di videosorveglianza intorno alle 10, quando esce ancora una volta da casa per buttare un sacchetto della spazzatura.

La vicenda del sacchetto viene considerata “strana”: nel primo verbale non ne viene fatto alcun accenno, mentre se ne parla solo nel secondo, quello del 30 novembre. Tra l’altro la busta viene gettata in un punto piuttosto vicino al luogo dove è stato trovato il corpo di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola. Dai tabulati telefonici si evince che Veronica, intorno alle 10, chiama suo marito, giusto per un saluto.
Poi il video la mostra mettersi di nuovo in macchina per andare a lezione di cucina a Castello di Donnafugata. E qui arriva la terza incongruenza nel racconto.

Nel primo verbale la ragazza dice che “dopo aver accompagnato” il figlio piccolo alla ludoteca, “sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno”.
Nel secondo verbale Veronica fornisce un’altra versione. Dice di essere tornata a casa, dopo aver lasciato il bambino piccolo, di aver sbrigato delle faccende e dopo di essere andata al castello, dove è rimasta fino alle 11:45.

Questione di minuti che potrebbero cambiare la storia dell’omicidio di Loris.
Poi Veronica arriva davanti a scuola, intorno alle 12 e 30, per riprendere il bambino che era già morto alle 9 e 3, con addosso tutti i vestiti, compreso il grembiulino. A mancare solo gli slip e lo zainetto. Il cadavere verrà ritrovato introno alle 16 e 55 dal 64enne Orazio Fidone, che al momento resta l’unico indagato.

Alle 12 e 30, Veronica aspetta davanti a scuola fino a che l’ultimo bambino non esce. Non vede Loris. Chiede ai vigili, ma non alle maestre che eppure sono sempre dentro l’istituto di via Fratelli Cervi. Subito la donna lancia l’allarme e tutto il paese si mobilita per cercare Loris. Mentre mamma Veronica parla con una vicina raccontando la sua mattinata impegnativa. Un ricostruzione che alla vicina appare fin troppo dettagliata.

Anche il modo in cui Veronica parla di suo figlio stride con il profilo che ne viene fatto da altri che lo conoscevano. Lei dice che il figlio è un ragazzino aperto che dava confidenza a tutti e che aveva già marinato la scuola.
Diverso il parere di una zia paterna, secondo cui Loris “era diffidente, chiuso, non dava facilmente confidenza agli estranei”. Mentre il preside della Falcone e Borsellino Giovanna Campo, in a Sky Tg24, dice Loris frequentava la scuola “con assiduità” e “aveva fatto un numero di assenze minimo, solamente due dall’inizio dell’anno”.

Intanto ieri i carabinieri, i poliziotti della Mobile e della Scientifica hanno perquisito per tre ore la casa degli Stival. Hanno sequestrato un pc, quaderni e disegni del piccolo. E’ stato effettuato anche il test del Luminol. Ma agli investigatori non sono passati inosservati nemmeno i problemi della donna che avrebbe tentato il suicidio due volte. Così come la sua infanzia complicata, e il rapporto difficile con la madre.
Chissà quale tremenda verità cela questa assurda e crudele vicenda.

Redazione

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