Lo spread scende a quota 98,5, respirano i conti pubblici
C’è almeno un risvolto positivo nella crisi economica che dal 2008 sta flagellando l’Unione Europea e i Paesi più deboli, quale purtroppo è l’Italia. Il crollo dell’inflazione che si è tramutata addirittura in deflazione facendo registrare una diminuzione dei prezzi, ha portato al minimo storico il costo del denaro (0,25%) fissato dalla Banca Europea, facendo scendere il famigerato spread (la differenza di rendimento fra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani) a 98,5 sotto la soglia psicologica dei 100 punti, evento che non accadeva da quasi cinque anni, ossia dal maggio del 2010.
Ai tempi del governo Berlusconi era schizzato oltre i 500 punti, aumentando enormemente gli interessi da pagare a causa dell’enorme debito pubblico che ci portiamo appresso dagli anni Ottanta. Il rendimento del titolo italiano a 10 anni è arrivato al nuovo minimo storico dell’1,305% e questo dà respiro ai conti pubblici, in quanto ogni punto percentuale vale circa 20 miliardi di euro di interessi all’anno.