Lo scandalo del pomodorino: a Pachino c’è il concorrente africano
Lo scandalo del pomodorino. “Un paradosso. In che altro modo, se non questo, definire l’invasione nei supermercati di Pachino, di pomodorini provenienti dal Camerun, venduti al prezzo di 1,39 euro al kg?”.
Interviene sul tema caldo rilanciato dai quotidiani locali e nazionali l’eurodeputato siciliano Giovanni La Via che informa di aver presentato alla Commissione europea un’interrogazione urgente chiedendo di rivedere gli accordi commerciali Ue-Camerun, inserendo delle clausole volte a proteggere questo comparto, come ad esempio il blocco delle importazioni, al fine di aiutare questo settore oggi in crisi.
“Pachino, la patria del pomodorino Igp, prodotto di eccellenza che rappresenta il core business del suo commercio, soppiantato dal concorrente estero: una situazione indicativa della sofferenza del settore ormai da tempo nella morsa della siccità, indebolito dagli elevati costi di produzione e in alcuni casi messo in crisi dalla concorrenza estera, con prodotti provenienti da Paesi Extra-UE, in particolare da Marocco, Algeria, Egitto e Turchia.
Lo scandalo del pomodorino: la concorrenza vince sui costi, ma non sulla qualità
Generalmente una concorrenza che vince sui costi, ma che, commenta l’europarlamentare, “non può competere con le qualità organolettiche e con la dimensione sociale e i valori che stanno dietro la produzione, un bagaglio culturale fatto di cure, dedizione e tradizioni trasmesse da generazioni, a tutela dei prodotti della terra che fanno ricca la Sicilia, ma non chi vi lavora.
Ogni giorno – dice – le aziende più piccole faticano per sopravvivere, e quel pomodorino proveniente da un altro continente, ha il sapore di una beffa. Gli agricoltori devono fare i conti con i sempre crescenti costi di produzione, basti pensare che per produrre 1 kg di ciliegino occorre un euro, e il prezzo del pomodoro locale è crollato, 50 o 60 centesimi il ciliegino, 30 centesimi il pomodoro da insalata, mentre quello proveniente dal Camerun abbonda in un momento in cui il mercato è saturo”, dice La Via, convinto della necessità di intervenire anche attraverso “un confronto con la grande distribuzione organizzata, affinché ciascuno possa fare la propria parte per trovare una soluzione”.