ROMA (ITALPRESS) – La paura, l’amore per il padre, il valore dell’amicizia, l’esperienza in carcere, il dramma di Auschwitz, l’annullamento della dignità, i silenzi e, soprattutto, le emozioni di quei tragici momenti che solo chi ha vissuto può davvero conoscere. Liliana Segre ha deciso di raccontare la sua esperienza per l’ultima volta in pubblico. Le sue significative parole, però, avranno certamente un’eco e continueranno a lasciare il segno. Segre, infatti, senatrice a vita, superstite della Shoah, tra i pochi minori sopravvissuti ad Auschwitz, ha dedicato molti anni alla lotta al razzismo, all’odio, alle discriminazioni, raccontando la sua storia soprattutto ai giovani perché nessuno possa mai dimenticare.
Per l’ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre è stato organizzato l’evento “Grazie Liliana!”, che si è svolto a Rondine Cittadella della Pace, ad Arezzo. L’evento si è aperto con l’inaugurazione dell’Arena di Janine, intitolata all’amica conosciuta ad Auschwitz. Segre, poi, ha narrato la sua storia sin da quando a otto anni ha saputo che non avrebbe più potuto frequentare la scuola. “Ero a tavola con mio papà e i miei nonni”, ha raccontato sottolineando le emozioni di quel giorno e la domanda di una bambina messa davanti a una situazione incomprensibile: “Perché?”. Quel “perché” che l’ha accompagnata per anni. “Io sono stata clandestina sulle montagne – ha detto -, sono stata una richiedente asilo e so cosa vuol dire essere stata respinta”. E poi Auschwitz: “Entrando pensai di essere impazzita. Ci tolsero tutto, non lasciarono un fazzoletto, un libro, una fotografia, nulla della nostra vita precedente”.
Segre si è rivolta ai giovani considerati “nipoti ideali”. “Scegliete sempre la vita”, ha affermato precisando di essere viva “per caso”. “Un giorno di settembre 1938 – ha raccontato – mi ha fatto diventare l’altra. Quando uno diventa l’altro c’è tutto un mondo intorno che lo considera diverso. Questa cosa non è finita lì. Non è stato un periodo storico, ma è durato sempre. Sono sempre stata l’altra”. “C’era, in coloro che ho incontrato io – ha detto -, la sicurezza di essere superiori, della razza superiore. Quella umana? No, non erano umani”, ha evidenziato la senatrice che ha ammesso: “Non ho perdonato. Non ho questa forza: non ho perdonato così come non ho dimenticato”.
Segre ha infine ricordato il momento in cui ha deciso di non raccogliere da terra una pistola: “Capii – ha spiegato – che mai, per nessun motivo al mondo, avrei potuto uccidere qualcuno. Da quel momento sono diventata quella donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad ora”.
“La Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo e dell’antisemitismo, che avevano devastato l’Europa pochi anni prima, potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente, il mondo”, ha scritto in una lettera il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha anche regalato il testo della Costituzione italiana.
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