Nella graduatoria che attiene all’Importanza dei “valori” che costituiscono il “patrimonio”, senza limiti di ampiezza, per i regimi democratici come il nostro, un posto privilegiato e di primaria importanza è da attribuire alla “libera informazione”. Nel nostro Paese la mobilitazione dell’informazione, a tutto campo, non è mai stata così attiva come lo è in questo periodo. Questo è dovuto non a eccessiva smania di protagonismo o di presenzialismo, ma a mera necessità di informare, in tempo reale, l’opinione pubblica, dei fatti e degli accadimenti che imperversano, copiosi e con inesorabile cadenza. Il riferimento è mirato oltre ai fatti di cronaca giornalieri, sopratutto a quelli che interessano la situazione economica e politica che non è trasversale agli interessi dei cittadini, ma piuttosto coinvolgente e con dannosi effetti sulla qualità della loro vita. Televisioni, giornali ed agenzie sono impegnate in un “forcing-progress” per svolgere, al meglio, il loro compito con spirito di servizio per informare l’opinione pubblica. Al rosario di notizie di cronaca di tutti i tipi, che si sgrana ogni giorno, se si aggiungono quelle economiche e politiche, che hanno un ritmo numerico impressionante, è difficile, tra le tante, intercettare quelle che hanno più dignità e privilegio per essere diffuse con immediatezza. Per ovvi motivi, l’interesse dei mass-media è focalizzato sulla crisi, i suoi effetti, e sulle “sconcertanti” dinamiche politiche che, con le loro fibrillazioni, contribuiscono al deterioramento della situazione su tutti i fronti. Notizie come aumento del debito pubblico; novemila aziende fallite in otto mesi; crollo delle entrate IVA per contrazione dei consumi; disoccupazione giovanile in crescita; possibile delocalizzazione di importanti aziende all’estero fanno da contraltare, sul piano politico, incapacità di intese e convergenze per dare una necessaria svolta al disastro, e faide interne nei partiti con scissioni e con assunzione di atteggiamenti antigovernativi. I cittadini, che sono l’anello debole di questa catena, non hanno più capacità di metabolizzazione e sopportazione per: enormi sprechi di denaro pubblico; pensioni e liquidazioni d’oro; superburocrati con gli emolumenti più alti d’Europa; fatti di corruttela che dilagano negli enti statali, regionali, provinciali e municipali. Il Paese è in coma con tracciato quasi piatto. Non si vuole essere catastrofisti; ma è fuori da ogni legittimo dubbio che, la persistenza di questa situazione, e il suo probabile e scontato aggravamento, costituiscono seria minaccia per lo “status democratico” con possibili svolte autoritarie. La mancanza di presa di coscienza della gravità della situazione da parte delle forze politiche, che sono impegnate nei loro assetti interni; indebolisce sempre più l’operatività del Governo, e favorisce la instaurazione di “pericolose derive” che hanno la caratteristica di non essere facilmente reversibili. Questo florilegio di motivi, e tanti altri sui quali si stende un “pietoso velo”, hanno creato uno “scollamento” tra politica e opinione pubblica. Fra i due blocchi che dovrebbero avere, per reciproco interesse, una capacità interattiva, c’è oramai, intolleranza ed azioni di rigetto. Non si vuole essere “sarcastici”, ma la politica, tra falchi e colombe, sembra essere uscita dalle “aule istituzionali” per entrare in una “voliera”.
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