Liberalizzazioni penalizzano piccoli imprenditori, altro che Cresci Italia
L’adeguamento dell’Italia al resto d’Europa rischia di causare un disastro economico e sociale.
di redazione
Sulle liberalizzazioni attuate dal Governo Monti, e nella fattispecie quelle che riguardano gli orari di apertura dei negozi(365 giorni l’anno e H24), presentate come un “adeguamento” dell’Italia al resto d’Europa e che rischiano di causare un disastro economico e sociale, interviene il Segretario provinciale della Fesica-Confsal, Giorgio Iabichella.
Innanzitutto- precisa Iabichella- le misure adottate da Monti sono sostanzialmente inesistenti in molti paesi europei. Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Austria, Belgio e Danimarca hanno un orario di apertura degli esercizi commerciali regolamentato nell’arco della giornata e le aperture domenicali sono sostanzialmente derogate, disciplinate nelle località turistiche o in casi eccezionali. Per cui non si capisce a quali Paesi europei dovremmo adeguarci.
Consapevoli che, in determinati ambiti, le liberalizzazioni potranno avere riscontri positivi sull’economia locale e nazionale, siamo altrettanto sicuri che liberalizzare non deve significare deregolamentare. Intervenendo radicalmente in un settore per altro già duramente colpito dalla crisi, significa mettere a rischio il lavoro autonomo e dipendente di tante piccole e medie imprese, specie nel territorio ibleo. Inoltre si rischia di confondere il cliente. Vedremo – afferma Iabichella – negozi aperti solo in giornate piu’ proficue (tipo dal giovedi’ alla domenica) ed altri aperti solo in orari piu’ redditizi. Il caos totale!
Il sistema di “liberalizzazione selvaggia”non è accettabile, inoltre, perché penalizzerebbe i lavoratori, soprattutto le donne, già sfavorite dalla mancanza di azioni sociali concrete per il sostegno alle famiglie .
Pare che, in alcuni casi, la grande distribuzione stia obbligando i lavoratori part-time a modificare il contratto di assunzione, inserendo esplicitamente la possibilità del solo lavoro domenicale. Un disastro annunciato da tempo, anche dal sottoscritto, e che oggi rischia di tramutarsi in realtà.
Noi chiediamo che nel corso del confronto tra Governo e Regioni si riesca a riportare l’intera questione, orari e aperture domenicali, in capo alle Regioni, in un ambito di regolamentazione libera ma attenta, così come accade nel resto d’Europa.
Nel Triveneto si sono gia’ mobilitati. Domenica 29 gennaio le commesse sciopereranno insieme ai loro datori di lavoro contro le liberalizzazioni degli orari. In Lombardia i vertici datoriali sono contrari anch’essi alle liberalizzazioni. Stessa cosa in Puglia ed in altre regioni italiane.
Il Decreto “Cresci Italia” rischia di diventare il peggior nemico della concorrenza.