L’Europa è fallita andiamo in pace
E’ di ieri la notizia di un Berlusconi che avrebbe avviato le trattative a Bruxelles per uscire dall’Euro, dalla moneta unica. Si riapre così la discussione su quanto effettivamente questa Europa sia più un danno che un vantaggio per noi Italiani.
Il fallimento dell’Europa unita era già noto ai fondatori che già negli anni di rodaggio ebbero i primi problemi di convivenza. L’UE sorge sul pilastro di quella che era la CEE – classe 1957- ovvero la comunità economica europea che , come dice l’acronimo stesso, si proponeva di condividere, innanzi tutto, gli aspetti economici degli Stati, in un secondo momento quelli politici (cosa teoricamente avvenuta nel 1992 col trattato di Maastricht).
Unione economica
Avete mai provato a mettere una mela marcia dentro a un cesto di mele buone? Succede, ve lo dico io, che anche le mele buone diventeranno marce. Questo è quello che è accaduto affiancando paesi di medio e basso sviluppo a quelli che in effetti godevano di un’economia stabile. All’inizio gli Stati erano 8,oggi 28; nel quale confluiscono nazioni che a mala pena godono dei diritti civili primari (Romania, Repubblica Ceca ad esempio)
L’altro giorno, guardando una vecchia enciclopedia Rizzoli che ho in casa, edita intorno agli anni ottanta alla voce Italia c’é così scritto: “Nazione europea, quarta tra le potenze economiche mondiali”. Negli stessi anni, a onor di memoria, una nazione come la “magnificente”Germania si inventava un bel muro per dividere la nazione, come se si trattasse di una bega condominiale. Un muro di cemento a Berlino. La stessa Germania che non ha ancora finito di pagare i risarcimenti della seconda Grande Guerra e ci tiene stretti per i “paesi bassi”.
Unità politica
E’ da più di 13 anni che ai piani alti di Bruxelles si discute di una Costituzione Europea, ovvero di un nucleo unico di norme applicabili indistintamente in tutte le nazioni dell’Unione. Diritti umani, basilari, quelli attinenti alla dignità umana, affari chiari a qualsiasi società civile moderna.
Leggi uguali per 28 paesi diversi. Una follia. Il motivo per cui non siano riusciti ancora a venirne a capo è abbastanza ovvio. Pensate ad una famiglia con dei figli, pensate di metterli d’accordo sul dove andare in vacanza. Ecco, ora immaginate cosa accade ai singoli Stati con una storia, un’identità, un proprio percorso secolare socio-culturale quando gli si chiede di cedere parti di sé per un compromesso legislativo. Il dominio riservato , la famosa domestic jurisdiction, può essere oggetto di trattativa? Forse sì, a vantaggio di enormi interessi economici e di un benessere generale tale da sovrastare qualsiasi altra perdita, come dire “piangere con un occhio”. Una nazione con PIL rasoterra, messo che il PIL sia rappresentativo della ricchezza reale di un paese, per chi? A nome di cosa? Dei vantaggi di chi?
Poi arriviamo in Italia le cui problematiche non sono solo nazionali, ma soprattutto regionali, tra Nord e Sud, è uno Stato a due velocità; figuriamoci quando un’economia come questa viene inserita nel marasma di altri 27 paesi che a loro volta hanno situazioni economicamente diverse all’interno dei propri confini nazionali.
Pensare di cavare il ragno fuori dal buco con queste premesse è fantascienza. Uscire dall’Euro, al di là di quanto rode alla BCE, non è un’idea assolutamente priva di fondamenta. I primi periodi sarebbero certamente di crisi, ma come in tutti i cicli economici, ad un periodo di depressione succede un altro di boom economico. Rischiare o scavare il fondo? Di questo passo possiamo solo parlare di nEuro-zona: o affonda tutta la nave o si salvi chi può.
“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”. Albert Einstein