Immensa è uno dei termini che potrebbe descrivere Letizia Battaglia, con la consapevolezza che il tentativo di definire un’anima libera come la sua è arduo e forse impossibile. Si può, per esempio, provare a raccontarla attraverso il ricordo di tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di conoscerla, componendo in tal modo un mosaico di caleidoscopiche emozioni che rimarranno non solo nel cuore di chi le ha vissute ma anche come patrimonio dell’umanità
Letizia Battaglia ci ha lasciati il 13 aprile del 2022, giorno in cui sono stati numerosissimi coloro i quali le hanno portato il loro ultimo saluto nell’atrio di Palazzo delle Aquile, trasformando quella giornata nell’occasione per aprire uno scrigno pieno di ricordi. Così come promesso dalla figlia Shobha, anche lei fotografa di fama internazionale, a distanza di un anno esatto, quel tesoro di testimonianze è diventato un libro che anche nel titolo, letiziamylove.racconti@… riporta tutto l’amore che la fotografa palermitana più nota e amata nel mondo ha generato.
«Quel giorno è stato un abbraccio corale delle persone che volevano condividere con me un po’ di lei attraverso un ricordo, un aneddoto, una storia personale, un grazie mai detto. Proprio allora – racconta Shobha – mi è venuta voglia di raccogliere quelle bellissime parole e i ricordi a lei dedicati, promettendo a tutti che non sarebbero svaniti».
E sono stati in tantissimi a rispondere al suo invito, inviandole frasi, pensieri, stralci di libri, pezzi di memoria che compongono una parte del puzzle della vita di Letizia Battaglia. Veramente difficile, quindi, la selezione fatta dalle curatrici – Shobha, Marilena Monti e Marilù Balsamo (web content editor Agata Katia Lo Coco) – di questa piccola opera di cura della memoria, pensata anche come occasione per devolvere parte del ricavato in beneficenza.
Un lavoro di selezione durato un anno che ha voluto dare tutto lo spazio alle parole, lasciando nella propria stesura integrale quanto giunto. Nessun taglio, infatti, o rettifica è stato operato: le testimonianze emotive, in quanto tali, sono state pubblicate integralmente. «Non si può fare alcun lavoro sui ricordi degli altri – sottolineano le curatrici – anche dove ci fossero delle imperfezioni».
«Sono giunte numerose calde le parole. Ciascuna ha tirato fuori la propria signora della fotografia, generosa, ironica, dolcissima e graffiante. Sono giunti racconti, fotogrammi dell’anima – commenta Marilena Monti – ciascuno col proprio linguaggio: dalla sintesi assoluta degli introversi alle dettagliate cartelle di narrazione lunghe e articolata. Ho scelto di pubblicare ciascuna mail nella sua interezza semplici Flash e lunghe Storie di vite. Tutto ha il valore eccezionale di ogni comunicazione dell’anima umana che ha bisogno di raccontare, affinché chi abbiamo amato anche solo per un giorno non debba mai finire».
«Lei è stata per me una presenza costante per oltre 50 anni – scrive Marilù Balsamo – avendola conosciuta da giovane e vissuta fino alla fine. Abbiamo fatto tantissime cose insieme: dall’uso della sua prima macchina fotografica (mi pregio dell’orgoglio di essere stata io a donarle la prima della sua vita, una Minolta) alla cura della Città di Palermo nel periodo del suo impegno politico come assessore comunale, ma soprattutto sono stata tra viaggi e iniziative culturali, tra impegno e allegria, la sua compagna di giochi».
Oltre cinquanta i pensieri raccolti in questo libro reperibile su Amazon, piattaforma scelta per consentire di raggiungere in maniera agile e su larga scala quanti desiderano conoscere un po’ di più di quello che ha lasciato come eredità morale una tra le prime donne fotoreporter italiane che ha raccontato Palermo e la Sicilia con un amore e una passione come pochi.
«Nell’ultimo suo percorso di vita – riporta nella sua testimonianza Giusy Giambertone, con la quale Letizia Battaglia ha realizzato il suo ultimo lavoro fotografico, il calendario “La Bellezza elle Donne” che ha avuto come protagoniste otto donne malate di cancro – ha voluto regalarmi un veloce lascia passare da quel per quel mondo, il Suo, in cui la realtà non può esistere senza un tocco di bacchetta magica. Dove Lei, maestra nell’imprimere l’Eternità a certi attimi, si opponeva a qualsiasi regola dello spazio e del tempo. È solo attraverso l’essenziale che si arriva alla grandezza e Letizia si limitava a scrutare, penetrando con la fessura dello sguardo, ogni dettaglio oltre l’obiettivo. Bastava solo uno scatto. Quello giusto non poteva avere alcun contendente, lo scatto che sapeva tradurre in immagine l’emozione dell’anima».
«A lei sono legate le mie origini – ricorda Filippo la Mantia – forse quello che sono e quello che ero stato. Non mi ha quasi mai insegnato nulla. Ma forse non era il caso. Lei c’era, era presente, l’ho vissuta in un periodo dove tutto doveva avvenire e ci univa la consapevolezza di portare a termine qualcosa di indefinito, come i rapporti con la famiglia. La fotografia era il ponte che le permetteva di attraversare burroni profondissimi e molto insidiosi. Ma lei si teneva anche con i denti pur di non cadere e con le sue braccia aiutava gli altri a non precipitare».
«Rimarrà impresso nella mia memoria – pesca nella memoria Antonio Gaeta – il volto di Letizia Battaglia riconoscibilissimo tra i mille seduti ai tavoli della Vucciria con la sua sigaretta fumante accompagnata da una gestualità ancestrale suggellata nella mia memoria in quei gesti e in quella situazione in quella sigaretta rivedevo Sciascia, Guttuso… nei suoi occhi Palermo. In Lei rivedevo la forza di una città sempre pronta a rialzarsi, la sua saggezza millenaria, la leggerezza che la contraddistingue in una placida giornata di sole, tutta la sua integrale e complicata bellezza. Donna Letizia rimarrà nell’aria e nella storia intramontabile di questa meravigliosa Conca aurea e voglio salutarla prendendo in prestito le parole di Hermann Hesse: “Dove si crea un’opera, dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bimbo, là opera la vita e si è aperta una braccia nell’oscurità del tempo”. Grazie Letizia Battaglia. Con gratitudine».
Ed è con gratitudine che si deve guardare a questo libro, un regalo che Shobha fa a chi ha amato perché l’ha profondamente capita. Proprio per questo manca alla sua Palermo.
«Letizia è un seme – conclude Shobha – facciamola crescere dentro di noi come la bellezza che amava tanto. Letizia appartiene a tutti. LEI ci ha lasciato il suo sogno, voleva una Palermo libera e piena di amore».
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