Perché il 3D?
“Perché è il futuro del cinema. In Italia sappiamo come maneggiare la commedia, è il nostro territorio. In America hanno a disposizione i budget per realizzare le storie con gli alieni blu; ma noi per far ridere abbiamo la tradizione e i mezzi.”
Tornando al tuo film in uscita, come hai proceduto per dirigerlo? Lo hai fatto in contemporanea con Maschi contro femmine?
“Sì, li ho girati insieme. E paradossalmente ho terminato prima Femmine contro maschi, che arriva per secondo. Comunque, non è il sequel, sono due trame distinte e separate, tant’è che si può andare a vedere questo senza conoscere l’altro. Nel primo abbiamo provato a privilegiare un’ottica maschile, con un pizzico d’azione in più; stavolta, invece, ci dovrebbe essere maggiore romanticismo. Nonostante Ficarra e Picone, che però danno il loro primo bacio cinematografico…”
Come è nata questa tua singolare operazione? Cioè, da dove hai tratto ispirazione per il tuo dittico?
“In realtà, la cosa è nata in corsa, non è stata una scelta programmatica. Noi (con i co-sceneggiatori Marco Martani, Massimiliano Bruno e Pulsatilla, n.d.r.) stavamo scrivendo Maschi contro femmine e ci siamo accorti di avere davvero tanto materiale. Poi, la sceneggiatrice, l’unica ‘femmina’ del gruppo, si è lamentata del fatto che i maschi stavano troppo al centro dell’attenzione e che venivano menzionati per primi nel titolo. A un certo punto abbiamo capito che potevamo dividere le trame in due tipologie da cui i due ‘contendenti’ uscissero malissimo a turno. Ciò ci ha condotto a fare due film speculari, con gli stessi personaggi eppure autonomi.”
Come hai deciso quali caratteri escludere dal primo?
“È stato automatico, perché Ficarra e Picone hanno un’esclusiva Medusa , dunque non potevano recitare nel primo film (che è distribuito da 01, n.d.r.) per motivi contrattuali. Visto che la sceneggiatura è stata scritta su misura per gli attori, che avevano peraltro già firmato tutti prima della stesura, non si poteva agire altrimenti.”
Serena Autieri, questa volta Femmine si scrive prima. Siete più importanti voi.
“Siamo più forti (ride). In effetti qui la ‘femmina’ cerca disperatamente di cambiare il ‘maschio’, di averlo sotto controllo, come succede nella vita reale…”
Una battaglia persa…
“Una battaglia persa, perché è impossibile. Bisogna accettarsi per quel che si è; o ancora meglio creare uno scambio tra le diversità, quindi noi dovremmo trarre qualcosa da loro, alleggerirci, prendere la vita con più semplicità, e analogamente i maschi dovrebbero assumere da noi maggiore sensibilità, nonché il senso di responsabilità che mostriamo da sempre.”
E nel film si vede. Fra le nuove entrate del cast, sei l’unica che era già stata diretta da Fausto. Questo ti ha aiutato?
“Devo dire di sì. È un regista adorabile, è un amico con il quale ho un rapporto umano speciale. Ci siamo conosciuti sul set di Notte prima degli esami – Oggi e lì è nata una grande solidarietà, basata proprio sulla stima reciproca. È un piacere lavorare con lui, ha le idee chiare, è molto sicuro di sé e ha fiducia negli attori che seleziona. Insomma, ci lascia liberi di esprimerci, il che per noi è fondamentale.”
Francesca Inaudi, tu apri il film con una scena molto carina, che già denota una divisione tra femmine e maschi.
“Lo apro e lo chiudo, è stato un regalo di Fausto. Il mio ruolo è quello della maestra di inglese che fa giocare i bambini a rubabandiera. Anche se poi mi ritrovo, volente o nolente, a fare un po’ la maestrina pure con il mio compagno Ficarra, tentazione abbastanza frequente nelle donne.”
Nel tuo lavoro d’attrice ti dividi quasi equamente tra parti drammatiche e leggere. Preferisci le une o le altre?
“Sono due cose completamente diverse, sia nel cinema che nella televisione. Far ridere è senz’altro più difficile che commuovere, però nell’arco di una lavorazione si respira una leggerezza che sul set di un dramma non c’è, lì bisogna mantenere un grado di concentrazione più alto. In linea di massima preferisco la commedia, ma adesso avrei voglia di un bel ruolo drammatico.”
Infine, nel poco tempo rimasto a disposizione, una battuta ciascuno per Salvo Ficarra e Valentino Picone (nell’ordine).
Chi sono gli Apple Pies, band di cui fate parte nel film?
“È un gruppo palermitano che canta covers dei Beatles. Credo che abbiano anche vinto a Liverpool un concorso specifico. I due elementi che suonano con noi nel film fanno davvero parte degli Apple Pies!”
Ma nel film cantate sul serio?
“No, siamo spudoratamente in playback. Salvo canta effettivamente un pezzo con la sua voce, ma che si sappia che per girare quel minuto e mezzo credo che ci abbia impiegato otto ore, avvalendosi di vari maestri di musica giunti da tutto il mondo!”.
Massimo Arciresi
[fotografie: Rosy Giordano]
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