Partono i lavori per l’allestimento del Museo “Villa Rose” a Lercara, sede del Parco Archeologico-Industriale e Museo della Zolfara di Lercara Friddi (PA), istituito dalla Regione nel 2010.
La Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo, diretta da Selima Giuliano, infatti è in fase di consegna dei lavori alla Ditta Sistemalab s.r.l di Altamura (BA) che li realizzerà per un importo di € 367.548,78. I lavori saranno completati in poco meno di due mesi.
Il progetto, finanziato con risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014-2020 prevede, in particolare, la sistemazione dell’area esterna e l’allestimento interno dove saranno realizzate le vetrine espositive, gli spazi destinati agli archivi, il laboratorio di restauro, la biblioteca, un’aula didattica e una sala da destinare alle conferenze. Arredi e spazi rinnovati anche per gli uffici, per le sale espositive di archeologia e per quelle relative alla civiltà dello zolfo. Il museo sarà dotato di dispositivi multimediali e pannelli esplicativi, ma si farà anche ricorso alle ricostruzioni virtuali e ai plastici rappresentativi (diorama).
“L’intervento su Villa Rose – dichiara l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – esprime la volontà del governo regionale di recuperare la memoria storica legata alle attività produttive della Sicilia e preservare i luoghi creando le condizioni per rendere maggiormente attrattive, anche come destinazione per le visite didattiche, le aree interne. Attraverso la valorizzazione del Museo della Zolfara, si testimonia l’attività estrattiva dello zolfo che, fino alla prima metà del ‘900 ha rappresentato, accanto all’agricoltura, uno dei maggiori ambiti lavorativi dell’entroterra siciliano, ma anche un tributo al lavoro e al sacrificio umano di quanti a quelle miniere hanno dedicato la loro vita”.
Villa Rose, già Villa Lisetta, fu la residenza dei Rose-Gardner che avviarono a Lercara l’attività estrattiva. Lercara Friddi è un sito di notevole interesse archeologico-antropologico che testimonia la presenza dello zolfo e il suo uso sin dalla preistoria.
Lo zolfo in Sicilia, grazie alle testimonianze trovate delle coltivazioni minerarie, era conosciuto fin dall’antichità come pietra che brucia. Utilizzato nel campo della medicina, Pitrè ne parla come rimedio nella cura della scabbia: “succo di limone e zolfo” oppure “zolfo, limone e polvere da sparo”, o anche “succo di limone, zolfo e olio” o anche per la cura della puntura di tracìna; “la tracìna è un noto dragone marino che ha una spina pungentissima e velenosa. I pescatori che più comunemente vi vanno soggetti, si curano versando sulla parte punta qualche goccia di zolfo liquido e servendosi del filo acceso dello zolfo”.
Ma lo zolfo fu usato anche a scopo bellico: mescolato al salnitro e al carbone forma, infatti, la polvere pirica, esplosivo di guerra conosciuto e usato fino quasi alla fine del 1860.
Nel secolo XVIII lo zolfo divenne minerale di considerevole valore grazie alla scoperta di Leblanc, scienziato francese che inventò la soda caustica, che utilizzò proprio lo zolfo nel suo procedimento.
Da allora le richieste di zolfo pervennero da ogni parte d’Italia e dall’estero e la Sicilia cominciò ad essere attraversata da lunghe file di asini che trasportavano attraverso, le regie trazzere, l’oro giallo di Sicilia.
Nell’area di Lercara, geologicamente appartenente alla serie gessoso-solfifera, lo sfruttamento dello zolfo avvenne, stando alle notizie possedute, nel 1828. I quattro giacimenti realizzati a Lercara prendevano il nome dalle contrade in cui erano ubicati Colle Serio, Colle Madore, Colle Friddi e Colle Croce, e formavano una sorta di quadrilatero confinante con la parte orientale del centro abitato.
Furono tanti i giovani, sia uomini che donne, che attratti dalla prospettiva del pane sicuro trovarono lavoro nell’attività zolfifera che, per oltre un secolo, accrebbe le possibilità di sfruttamento del sottosuolo consolidando sempre più un nuovo tipo di economia che sembrava dover dare grande sviluppo alla Sicilia e ai siciliani.
Il Parco punta alla conservazione, rivitalizzazione e trasmissione della memoria storica della zolfara attraverso iniziative e progetti che facciano rivivere i resti tangibili della cultura dello zolfo, uscendo dal mito, scaricandolo di idillismo e nostalgia, e facendolo rientrare nella sfera culturale come momento ineliminabile dal nostro diario di vita, non per il ricordo di un tempo passato che non ci appartiene più, ma come testimonianza di una storia che appartiene a tutti noi.
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