“Fa molto male subire ingiurie senza avere alcun torto. Si tratta di condanne preventive, pregiudiziali. Non credo sia buona cosa rimanere in silenzio e, per questo motivo, ritengo che alcune precisazioni potranno servire. Ritengo, infatti, che le invenzioni o le accuse generiche, formulate solo per scandalismo, potranno essere evitate ed eventualmente rettificate”. Così Innocenzo Leontini, ex capogruppo del Pdl all’Ars, ha ribadito oggi in conferenza stampa quel che aveva già detto dopo essere stato interrogato dai Pm di Palermo come indagato nell’inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari. Leontini ha puntualizzato: “Io non sono accusato di aver utilizzato un solo euro del contributo al gruppo parlamentare per miei interessi o per utilità personali e questo è il primo dato inequivocabile. Della spesa contestatami, circa il 94% riguarda stipendi e spettanze varie al personale dipendente dell’ufficio del gruppo Pdl. Ecco perchè qualcuno ha scritto che Leontini è il capofila della spesa abusiva: presiedevo il gruppo parlamentare che nella prima fase di quella legislatura è stato il più grande nella storia dell’Ars, per numero di deputati e di dipendenti”.
Da qui “derivano gli 800mila euro circa di cui, senza questa precisazione, molti hanno parlato”, ha detto ancora Leontini, che si è assolto: “Ritengo di aver operato bene. Peraltro, le buste paga, di ogni tipo, erano preparate dal consulente economico del gruppo. Mio compito era quello di firmare l’erogazione della somma necessaria”. Il restante 6% della spesa contestatagli, ha poi dichiarato Leontini, “ammonta a 75mila euro in 54 mesi, cioè in quattro anni e mezzo. Si tratta di 1.388 euro al mese per finalità inerenti la rappresentanza, il funzionamento e l’organizzazione del gruppo parlamentare”. Leontini ha fornito ai giornalisti questo resoconto: spese legali di una causa vinta dal gruppo (15mila euro), necrologi (8.304 euro), affitto di locali per convegni, pranzi e cene (10.560 euro), pasti di deputati e dipendenti del gruppo (15.000 euro); oggetti donati a varie “autorità” a nome del gruppo (10.000 euro), bar (492 euro).
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