Legge di stabilità. Tagli alle regioni

Palermo 23 ott 2014. Con pretestuose quanto infondate motivazioni, come quella di decentrare i poteri dello Stato, si sentì la necessità di creare le regioni. Le opposizioni a questo sciagurato progetto non mancarono. Giovanni Malagodi, leader del PLI, politico di grande spessore, fu uno dei più convinti oppositori e preconizzò, per il paese, future e certe sventure. Fatte le Regioni, le previsioni pessimistiche di Malagodi non tardarono ad avverarsi. Da una commistione di fattori negativi, più determinanti, in quelle a statuto speciale, si evincono solo: enormi sprechi, assurdi privilegi, eccessiva quantità di personale, di dirigenti senza uffici da dirigere e notevoli deficienze sul piano operativo.

Le Regioni, tutte, anche se in misura diversa, sono diventate “mostri” burocratici con sperpero di enormi quantità di denaro e con una particolare caratteristica: l’incapacità di spesa dei fondi UE che, per mancato utilizzo nei modi e nei tempi previsti, tornano alla UE per essere utilizzate da altre nazioni. Ad acclarare l’assurdo e sconcertante modus-operandi della nostra Regione c’è, in ordine di tempo, l’ultimo “scandalo” che attiene all’intervento fatto dall’assessorato all’economia per reclutare 42 dirigenti (fra i 1800 che ci sono) per necessità amministrative. L’nterpello, come al solito, è andato nel vuoto. Questo strumento, definito “arcaico e mefitico” da Lelio Cusimano (Giornale di Sicilia del 14 u.s.), e “roba da marziani” da Nino Sunseri (Giornale di Sicilia del 15 u.s.); con legge Regionale n.26 del 16 del 16 gennaio 2oo2 è stato cancellato inequivocabilmente, e non si capisce perché viene ancora utilizzato. Il Presidente Crocetta, preso atto della situazione, in forza dei suoi poteri istituzionali, provvederà a trasferimenti d’imperio per completare gli organici negli assessorati, e questo anche se si aprirà un contenzioso con i sindacati.

Premesso questo, sulle Regioni, come alternativa alla loro abolizione totale (provvedimento auspicabile) bisogna incidere con determinazione per il loro snellimento e per affrancarle dalla morsa burocratica che li rende asfittiche e pregiudizievole di un minimo di efficienza operativa. Su di esse, ora, si è abbattuta la scure del Governo Centrale con la modifica dell’articolo V della Costituzione che prevede il riapproprio, da parte dello Stato, degli ampi poteri dei quali godono, in particolare, quelle a statuto speciale. A questo, che non è poco, si è aggiunta la legge di stabilità varata dal Governo Renzi, che prevede una stretta sul piano finanziario di quattro miliardi e mezzo. Contro la legge, ritenuta “lesiva” dei diritti delle Regioni, i governatori hanno già alzato le barricate e minacciato l’aumento della pressione fiscale per garantire i servizi indispensabili e l’assistenza sanitaria. A questa minaccia Renzi ha dato una severa risposta: “questa minaccia è una provocazione. Le Regioni hanno molto da farsi perdonare e badino, soprattutto, agli sprechi” !