Dai dissidenti del PD e della opposizione, Renzi è stato accusato di gestire il suo mandato con arroganza e cesarismo. Orbene: se questi attributi (mirati a stigmatizzare atteggiamenti comportamentali) sono riusciti a fare approvare la legge anticorruzione, anche con il voto contrario di certi schieramenti politici, per mera ripicca; sono bene accetti perché determinati per le riforme e per l’inasprimento delle pene per: corruzione, peculato, concussione e falso in bilancio. L’arroganza e il cesarismo di Renzi, se è vero che ci sono, si configurano come strategie adeguate per contrastare le assurde e strumentali posizioni dell’opposizione che non demorde da atteggiamenti disfattisti neanche di fronte ai provvedimenti più adeguati per bloccare il dilagante fenomeno degli scandali con il coinvolgimento, sempre, di personaggi di altissimo rango politico e amministrativo. Questa legge, a largo spettro, va a colpire le lobby, il corporativismo e il malaffare che, in concorso tra loro, hanno contribuito a porre il nostro paese in uno dei primi posti nella graduatoria dei paesi con più alto tasso di scandali e di corruzione; va inquadrata nel contesto delle riforme strutturali per il rilancio dell’economia e della ripresa.
Il programma riforme è finalizzato, anche, al possibile riequilibrio del rapporto cittadini-politica per abbassare il livello dell’astensionismo che, nelle ultime elezioni, ha superato il 50 %. Non si vuole fare il mentore di nessuno, ma si ritiene che sia necessario che i segretari dei partiti, quando si indicono elezioni, si attivino per evitare “assalti alla diligenza” da parte di soggetti che praticano il selvaggio arrembaggio alle poltrone e ai posti di potere, per personale tornaconto, e senza avere un minimo dei necessari requisiti per ricoprire cariche parlamentari. Questa fondamentale esigenza non nasce dall’aumento degli scandali: c’è sempre stata, è stata largamente disattesa, ma è stata particolarmente attenzionata oltre che dai politici oltre che da politici di grande prestigio e di indiscusso carisma etico-morale; anche da personaggi dotati di notevole spessore culturale, di onestà intellettuale e di passione per le dinamiche politiche.
Chi scrive coglie l’occasione per citare, fra i tanti, un siciliano doc, dotato di notevoli requisiti culturali e morali, con passione per la politica che fin da giovane, negli anni cinquanta, cominciò a non lesinare, e continua a farlo, sempre senza livore, con stile e senza pregiudizi ideologici, una serrata critica in tutti i suoi interventi pubblici e giornalistici contro i personaggi dediti alla corsa per cariche pubbliche, all’arrivismo e alle prebende. Questa persona, di illustre e nobile casato è: l’avvocato Giulio Tramontana. Egli che ha scritto pregevoli trattati sull’economia, sulla finanza, sullo sviluppo industriale della Sicilia e anche su argomenti di natura religiosa; ha anche il pregio di essere un autorevole cultore della filosofia del diritto e dello Stato. Su questo complesso e appassionante argomento ha scritto e pubblicato un trattato che lo ha legittimato, assieme a tutte le altre opere del suo curriculum di studioso e poliedrico scrittore, a porsi in posizione trasversalmente critica contro il malcostume politico che, con forcing-progress, negli anni, ha prodotto danni sulla cui reversibilità, se potrà esserci, è difficile fare previsioni.
Per fare riacquistare al paese la perduta credibilità, la dignità ed il prestigio, è necessario attivare un processo di sublimazione mirato al recupero dei fondamentali valori derubricati a meri artifici per favorire per favorire il malaffare, gli interessi personali e i privilegi:
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