Lavoro, Articolo 18: Cgil si mobilita. Per i lavoratori poche garanzie

Per Monti e la sua squadra di governo “la questione è chiusa”, ma per Cgil dice no alla modifica dell’articolo 18 definendo la proposta del governo “totalmente squilibrata, molto lontana da tutti i suggerimenti dati”.

di redazione

Per Monti e la sua squadra di governo “la questione è chiusa”, ma per Cgil dice no alla modifica dell’articolo 18 definendo la proposta del governo “totalmente squilibrata, molto lontana da tutti i suggerimenti dati”.

Ad affermarlo è Susanna Camusso, il leader del sindacato più importante d’Italia, secondo cui “l’effetto deterrente dell’art. 18 sui licenziamenti viene profondamente annullato”. La Camusso poi ha annunciato che la Cgil farà “tutto quello che serve per contrastare la riforma e non sarà una cosa di breve periodo. Il governo dopo aver affermato di non considerare centrale l’articolo 18, ha chiesto l’opinione conclusiva a tutte le parti unicamente sui licenziamenti facili, ma l’articolo 18 è l’unico punto su cui il governo non ha mai accettato di fare nessuno spostamento, a riprova che quello era il problema. E’ evidente che per la terza volta, dopo la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni, i provvedimenti del governo si scaricano sui lavoratori: davvero una strana idea della coesione sociale“. Siamo nella stagione in cui dobbiamo decidere la mobilitazione.”

In sostanza l’obbligo di reintegro del lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa, rimarrebbe soltanto in caso di licenziamento per discriminazione (che rappresenta una percentuale bassissima rispetto al contesto). 

Secondo il governo, con questa riforma sarà più facile trovare lavoro per i giovani, che potranno così impegnarsi nell’acquisto di una casa. Ma allo stesso modo per le aziende sarà più facile licenziare un uomo di 50 anni che ne deve attendere altri 17 rima di andare in pensione. Insomma i cittadini italiani devono trovare lavoro presto, vivere nel debito, pagando per vent’anni il mutuo di una casa ma senza avere la sicurezza di arrivare alla pensione. Proprio un bel passo in avanti, per un popolo già colpito da ogni sorta di aumento: benzina e imu su tutte, in attesa che l’iva venga portata dal 21 al 23%.

Tra due giorni la riforma del lavoro arriverà in parlamento e non sarà solo il governo ad essere in bilico nel percorso intrapreso, ma anche il Partito Democratico, da cinquant’anni alleato delle ‘lotte’ portate avanti dalla Cgil, dovrà prendere una decisione storica, andare o meno contro gli interessi dei lavoratori, rischiando di causare la totale distruzione di un partito che vive ormai da tempo tra conflitti interni e contraddizioni. Una situazione, questa, che potrebbe rivelarsi disastorsa in vista delle prossime elezioni comunali.