Ci vogliono circa 200 milioni di euro per mettere in sicurezza la Sicilia: servono interventi alle strade, consolidamenti di costoni rocciosi, lavori sugli edifici pubblici.
Insomma non c’è solo il cedimento del viadotto tra Scillato e Tremonzelli nella relazione della Protezione civile regionale discussa ieri in una videoconferenza con il dipartimento nazionale. Ed è su questo punto che è emerso lo scontro: Roma vorrebbe circoscrivere il provvedimento alla riapertura della A19, la Sicilia spinge invece per includere anche i soldi che servono per il ripristino dell’altra viabilità danneggiata, almeno quella più rilevante.
In Sicilia da febbraio ad aprile ci sono state seimila frane. 421 eventi che hanno interrotto strade, allagato uffici, reso inagibili palestre e stadi. In undici casi si tratta di arterie gestite dall’Anas. Per le emergenze sono già stati spesi più di 145 milioni, tra operazioni di soccorso e interventi urgenti. In totale i danni sono di 345 milioni, 236 le strade danneggiate.
La delibera del consiglio dei ministri sull’emergenza era annunciata per oggi dal ministro all’Interno, Angelino Alfano e dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo , ma slitterà ancora proprio per individuare i lavori da includere.
“Pretendiamo che le misure straordinarie siano applicate a tutta la Sicilia. Non possiamo pensare a una soluzione soltanto per il viadotto, tralasciando la situazione d’emergenza della parte restante della regione”, dice l’assessore al Territorio, Maurizio Croce.
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